Palazzo Ardinghelli: la storia
Storica dimora dell’omonima famiglia di origine toscana, il Palazzo è considerato uno dei massimi esempi del barocco aquilano ed è l’unico nella regione che ha la facciata con balconata a quota variata. Situato in pieno centro storico, in piazza Santa Maria Paganica, fu edificato tra il 1732 e il 1743, dopo il grande terremoto che nel 1703 distrusse la città. Progettato dall’architetto romano Francesco Fontana, figlio del più celebre Carlo, è caratterizzato da un cortile porticato da cui parte lo scalone monumentale di derivazione borrominiana sovrastato dai dipinti dell’artista veneto Vincenzo Damini, che rappresentano i Quattro Continenti e l’Aurora, datati 1744. Proprio la corte interna che attraversa l’edificio, collegando piazza Santa Maria Paganica e via Garibaldi, renderà il museo uno spazio urbano pubblico aperto alla città, creando un filo ideale con la piazza del MAXXI a Roma, disegnata da Zaha Hadid, che unisce due aree del quartiere Flaminio. Nelle prime due sale del piano nobile fanno bella mostra due camini monumentali. Dalla parte opposta, invece, dopo il Salone principale, oggi Sala della Voliera, e una teoria di stanze incastonate una dentro l’altra, il cerchio di un ideale percorso si conclude con la cappella di famiglia, dove sarà esposta l’opera pensata appositamente dal maestro Ettore Spalletti. Dopo la morte di Filippo Ardinghelli, per il Palazzo sono iniziati secoli di progressivo degrado. Alla fine del secolo scorso, ha ospitato prima gli Uffici della Pretura, poi l’Anagrafe del Comune, sino a essere venduto al Demanio dello Stato e, alla fine del 2008, affidato al MiBACT.
Dopo pochi mesi, il terremoto dell’aprile 2009 ha danneggiato gravemente la struttura del palazzo, che già versava in una generale condizione di abbandono. Il restauro e la progettazione museale Era difficoltoso anche solo entrare dentro la corte di Palazzo Ardinghelli, all’indomani del sisma del 2009. La forte scossa della notte del 6 aprile aveva causato il ribaltamento delle pareti del cortile, con crollo parziale del porticato, oltre a diversi danni all’apparato dei saloni del piano superiore, dovuti al massiccio crollo in diversi punti della copertura. Nella corsa alla solidarietà internazionale verso la città colpita dal disastroso terremoto, il Governo della Federazione Russa ha subito individuato due beni monumentali da adottare per garantirne il restauro: la Chiesa di San Gregorio Magno, nella frazione di San Gregorio e, nel cuore dell’Aquila, proprio Palazzo Ardinghelli, cui è stato destinato un generoso contributo di 7,2 milioni di Euro. I tecnici del MiBACT hanno sottoposto il Palazzo a un sapiente intervento di restauro conservativo, consolidamento, miglioramento sismico e parziale ricostruzione delle parti crollate (come la copertura di uno dei saloni del piano nobile, la Sala della Voliera, dove è stato ricostruito lo scheletro del soffitto a padiglione distrutto dal sisma). Il restauro ha anche restituito le continuità interrotte già prima del terremoto, come la sequenza androne>corte> accesso posteriore, recuperata nelle sue valenze figurative e architettoniche. Anche questo restauro ha riservato “sorprese”, con ritrovamenti che sottolineano la stratificazione dell’edificio. Come le pietre di un antico portale, o un dipinto sul soffitto di una delle stanze, probabilmente una camera da letto, che raffigura due putti, o ancora le decorazioni che si intravedono sulle pareti esterne del cortile. In questa attenzione alla storia del Palazzo, rientra la salvaguardia dell’intonaco lustro originale dello scalone monumentale e quella della pietra della facciata, che restituisce una cromia molto rara.
E, ancora, il restauro di una porzione del pavimento originale, a cui sono ispirate le geometrie delle altre pavimentazioni realizzate. Il Segretariato regionale per l’Abruzzo (stazione appaltante) e la Soprintendenza unica per l’Aquila e il cratere hanno realizzato l’imponente progetto di restauro. E negli ultimi anni, in stretto collegamento con la Fondazione MAXXI, attraverso la costituzione di un tavolo tecnico che ha visto cooperare sinergicamente questi enti con costanti sopralluoghi ed incontri, hanno reso possibile l’adeguamento degli spazi settecenteschi alla nuova funzione espositiva, dedicata alla contemporaneità.
Verso MAXXI L’AQUILA
L’imponente e raffinata cifra di Palazzo Ardinghelli, questa sua innata spazialità che crea un naturale percorso nella successione dei saloni e delle stanze, ha fatto sì che il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini, in visita a L’Aquila nel 2014, vedesse l’edificio già destinato a diventare uno spazio espositivo d’eccellenza. Da quella prima suggestione è nato il progetto di MAXXI L’AQUILA, uno spazio dedicato alla creatività contemporanea, un laboratorio di futuro nel pieno della storia della città, in uno dei suoi monumenti più affascinanti. Palazzo Ardinghelli, magistralmente restaurato, sta quindi per diventare un centro vivo di cultura non solo per la città dell’Aquila, tappa concreta di un processo di recupero del patrimonio che ruota intorno al valore sociale, inclusivo ed identitario dei beni culturali, legandoli a una loro vitale e quotidiana fruizione, per dare senso e contenuto ai luoghi restaurati.
Dall’esperienza del Maxxi a Palazzo Ardinghelli
A giugno 2023 a fare il punto, anche sulle attività già in corso, il Commissario Straordinario per la Riparazione e Ricostruzione sisma 2016, Guido Castelli, il Presidente della Fondazione Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo -, Alessandro Giuli, e il sindaco di L’Aquila, Pierluigi Biondi. Prima dell’incontro con i sindaci si è svolta una visita guidata a Palazzo Ardinghelli e alla mostra “Marisa Merz Shilpa Gupta Visibileinvisibile”, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Fanny Borel.
L’obiettivo del Protocollo in essere tra la Struttura Commissariale e la Fondazione MAXXI è supportare i Comuni del cratere per lo viluppo di progetti di rigenerazione urbana e territoriale legati alle risorse territoriali, al rilancio dell’economia culturale e sociale, con particolare attenzione alla qualità architettonica e urbanistica dei programmi che vengono portati avanti.
Fra le finalità dell’accordo anche l’istituzione di un gruppo di lavoro destinato allo sviluppo dei borghi. A tale scopo presso la Struttura commissariale da un anno il “Gruppo Borghi” è al lavoro per mettere a sistema proprio i legati alla ricostruzione: transizione digitale ed energetica, valorizzazione dei legami umani, esplorando i temi più urgenti del nostro tempo, tra cui il rapporto tra uomo e natura, e le possibili applicazioni nella rigenerazione dei borghi colpiti dal terremoto delle innovazioni dell’arte, dell’architettura, della scienza e dell’intelligenza artificiale.
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