Le motivazioni che da secoli sollecitano migliaia di pellegrini a lunghi e talvoltaspossanti viaggi verso luoghi dove il sacro sembra farsi percepibile sono molteplicie non sempre necessariamente di ordine spirituale. Il contrassegno dellamaggior parte dei pellegrinaggi è proprio la ricerca della salute fisica e il miracolocui si vorrebbe assistere, o di cui si vorrebbe essere i protagonisti, riguarda per lopiù una guarigione (G. Marucci)
I farmaci del pellegrino: rocce, acque, oli miracolosi
Come si esplica la prevenzione e come si acquisisce l’immunità dalle malattie? Benchèl e modalità siano differenti da sede a sede i presupposti logici e i procedimenti simbolico-operativi sottesi sono pressochè i medesimi: i pellegrini si recano, in gruppo o singolarmente, presso la meta santuariale e qui, dopo aver espletato le prassi previste dal protocollo liturgico “ufficiale”, eseguono gesti e attuano comportamenti riconducibili a consuetudini eterodosse che si procrastinano praticamente immutate da generazioni. Si tratta di pratiche che rinviano, in filigrana , a principi di magia di contagio e che si inscrivono nei quadri di una “logica delle intenzionalità” oscillante tra possibilità di prevenzione e necessità di cura. Alcuni esempi concreti, desunti dall’ampio repertorio realizzato sull’argomento dal sottoscritto e da Rita Salvatore, aiuteranno a definirne meglio i caratteri distintivi. A Pretara, sul versante teramano del Gran Sasso, i pellegrini che la prima domenica di settembre ascendono al santuario montano di santa Colomba, al termine delle liturgie officiate dal sacerdote pongono il capo all’interno di una cavità anatomica posta al lato dell’altare affinchè il contatto con la pietra sacralizzata dalla presenza dei resti mortali della santa allontani l’insorgenza delle cefalee. Allo stesso scopo depositano in un apposito spazio dell’altare forcine e pettini perchè si carichino della potenza taumaturgica contenuta in quella pietra. Tali oggetti verranno successivamente utilizzati a scopo terapeutico, per sé o per i propri congiunti, nei casi in cui le crisi cefalalgie che dovessero manifestarsi.
A Cocullo, grosso paese dell’aquilano noto al grande pubblico per la festa dei serpariche vi si celebra annualmente, i pellegrini che il primo giovedì di maggio si recano nella chiesa parrocchiale di san, dopo aver ascoltato la messa e pregato dinanzi al simulacro di San Domenico, prima di lasciare il l’edificio sacro afferrano con i denti la cordicella di una piccola campana provocandone un’oscillazione sonora con lo scopo di prevenire il mal di denti. Inoltre, al fine di debellare gli stati febbrili al loro primo insorgere, si muniscono della polvere che si deposita nella zona absidale della chiesa ela conservano con scrupolo per poterla ingerire disciolta nell’acqua.
A Roccamorice, nel massiccio montuoso della Maiella, i pellegrini che il 25 agosto salgono all’eremo di S. Bartolomeo in Legio, dopo aver preso collettivamente parte aduna messa officiata dal sacerdote, discendono una scala “santa” che conduce sul greto del torrente sottostante; qui raccolgono dell’acqua sorgiva, la mescolano con quella scaturente dalle pareti del santuario e la bevono con lo scopo di immunizzarsi dall’insorgenza di qualsiasi forma di patologia del corpo e della psiche. La stessa acqua,riportata a casa in appositi contenitori, verrà utilizzata come analgesico laddove se ne dovesse verificare l’esigenza. A Sulmona, alle pendici del Morrone, i pellegrini che il 12 giugno si recano all’eremo celestiniano di S. Onofrio, compiuti gli atti di fede previsti dalla liturgia ufficiale, prima di partire dal luogo santo discendono in una grotta sottostante il santuario e praticano lo strofinio (struscio) del corpo su di una parete rocciosa con lo scopo di prevenire, eall’occorrenza curare, l’insorgenza di dolori artritici. Un comportamento del tutto identico a questo si può riscontrare, in piena corrispondenza di gesti e di simboli, pressol’eremo di san Venanzio, lungo il medio corso dell’Aterno. Ad Assergi, sul versante aquilano del Gran Sasso, i pellegrini che nelle date del 5giugno e del 13 settembre ascendono alla chiesetta semirupestre di san Franco,effettuano una doccia rituale nelle acque che scaturiscono dai vani inferiori dell’edificio .Lo speciale “protocollo” in uso presso il santuario prevede che i devoti si tolgano lescarpe e gli indumenti più ingombranti e si rechino in una delle due cabine di pietra dacui sgorga l’acqua miracolosa per bagnarsi l’intero corpo. Quindi, senza attendere che ci si asciughi, salgono al piano superiore per suonare l’apposita campanella e recitare una preghiera al cospetto del santo. L’intera operazione, affinchè il processo di immunizzazione possa essere considerato efficace, dovrà essere ripetuta per tre volte continuando a indossare gli abiti bagnati. A riti compiuti, si provvede a riempire bottiglie e borracce da riportare in casa o da donare a coloro che, per i più disparati motivi, non hanno potuto recarsi di persona alla sorgente
Opera di Ernesto Di Renzo
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