Verso il cuore della montagna madre
L’anello della cascata di San Giovanni, come è comunemente chiamato il sentiero (itinerario 11 del Parco), permette di scoprire la valle del Torrente Vesola, una delle tipiche valli fluviali del settore orientale della Majella. Il percorso ha inizio sul torrente, nei pressi del ponte; a sinistra vi è una fonte d’acqua potabile. All’inizio il tracciato, delimitato da una staccionata in legno, ricalca l’antica strada dei mulini (i resti di uno di essi sono ancora visibili nei pressi del ponte) che fino a qualche decennio fa erano attivi nella valle. L’ambiente che ci si trova davanti è quello proprio della pineta, riconoscibile dal caratteristico odore balsamico e dai fusti dritti degli alberi. Dopo circa 2 km, invece, l’ambiente dominante diventa quello della faggeta e l’escursione continua arricchendosi della presenza del torrente e soprattutto della cascata di San Giovanni. La salita lungo la valle presenta alcuni tratti piuttosto ripidi, ma brevi. Raggiunto un bivio, si prosegue lungo la valle per visitare il salto principale della cascata. Si torna quindi indietro fino al bivio da dove si devia a destra proseguendo a mezza costa fino al crinale. Una volta raggiunto lo spartiacque, si lascia a destra l’inizio del sentiero F6 e si continua scendendo all’interno di un bosco misto fino alle radure della “Piana della Civita”, probabile insediamento dell’età del ferro. Di qui vi è un punto panoramico da cui è possibile scorgere il vicino Mare Adriatico. Si prosegue in discesa lungo un ripido sentiero fino all’imbocco della valle.
Lungo il fascinoso Orfento
Semplice e breve percorso tra Caramanico Terme e il ponte di Caramanico che corre sul fondo della Valle dell’Orfento (Itinerario 2 del Parco). Il sentiero costeggia nel primo tratto il Centro Visite, la Casa del Lupo e l’Area faunistica della Lontra europea. Il Centro Visite ha all’interno un piccolo museo con una sezione naturalistica dedicata alla geologia e ai fossili della Majella e una sezione archeologica con numerosi reperti rinvenuti in Majella settentrionale. Il Centro Lontra oltre ad avere finalità scientifiche e riproduttive, è dotato di un recinto didattico ove è possibile osservare quattro lontre durante le loro naturali attività. Le visite guidate vengono effettuate in piccoli gruppi al crepuscolo (centro visite di Caramanico). Il percorso giunge in breve ad una spettacolare balza panoramica e prosegue in discesa su ripidi gradini intagliati nella roccia (prestare attenzione se bagnati) al termine dei quali, in prossimità di una stretta curva, si apre una vasta cavità sotto roccia che un tempo ospitava l’eremo di S. Cataldo. Con comodi tratti a mezza costa si giunge in breve sul fondo della valle e scendendo a sinistra, attraverso una serie di ponticelli di legno, si costeggiano alte pareti di roccia. Dopo una cascata artificiale, il sentiero prosegue costeggiando un antico canale che portava acqua ad un mulino, oggi non più in funzione. Alla fine di questo tratto pianeggiante, il sentiero sale con comodi scalini che conducono sul ponte di Caramanico, dove l’itinerario ha termine.
Una gita alle sorgenti del Pescara
Presso la “Riserva Naturale Guidata Sorgenti del Pescara” è possibile effettuare un percorso trekking che permette di conoscere il lato più selvaggio e nascosto dell’area protetta. Si tratta dell’anello formato dai due sentieri “Canapine” e “Colle Pescara” che ci portano a stretto contatto con gli ambienti della Riserva. Il sentiero “Canapine” ci conduce nel bosco ripariale dominato da grossi pioppi ai cui piedi vegetano tappeti di equiseti. Lungo il tragitto è possibile sostare all’interno del capanno “la Folaga” dove si osservano gli uccelli che nuotano al margine del canneto come la folaga, la gallinella d’acqua ed il tuffetto. Dal Sentiero “Canapine” si sale con discreta pendenza su “Colle Pescara”, attraversando un bosco dominato da roverelle, carpini, aceri che lascia poi il posto agli ambienti più aperti con la ginestra odorosa, la marruca ed il ginepro rosso. Nella parte più alta del sentiero si giunge presso il punto d’osservazione “la Poiana” per ammirare il suggestivo paesaggio: a valle lo specchio d’acqua, a sinistra le Gole di Tremonti dove s’incontrano il Parco Nazionale del Gran Sasso ed il Parco Nazionale della Majella, a destra la Valle Peligna e le prime cime del Parco Nazionale d’Abruzzo. Riscendendo dal Sentiero “Colle Pescara” si torna al punto di partenza ed in breve si arriva fino all’area delle Sorgenti dove si apre uno scenario incantato con salici argentei che lambiscono acque cristalline cangianti in mille sfumature di colori.
Il fascino delle gole di San Martino
Il percorso ha inizio a Fara San Martino, dall’area parcheggio antistante le sorgenti del fiume Verde. Si prende la larga strada sterrata che, con alcuni tornanti, porta all’imbocco delle Gole di San Martino (Itinerario 20 del Parco). L’ambiente è aspro e roccioso ed è interessante notare come, a causa della natura carsica del suolo, non esista acqua superficiale sul fondo della valle. La strettoia che caratterizza le gole di San Martino è di grande fascino e suggestione, sia per le dimensioni, sia per il valore simbolico di ”porta d’ingresso” a una delle valli più maestose della Majella. Uscendo dalla strettoia, la valle si presenta più ampia ma chiusa da imponenti pareti rocciose su entrambi i versanti. Spiccano i resti del monastero benedettino di San Martino in Valle, oggetto di recenti scavi che l’hanno riportato alla luce dopo una frana che nell’800 lo seppellì di detriti. Probabilmente il monastero sorse su un insediamento eremitico e subì, dal IX al XVIII secolo, continui rifacimenti. Sul lato nord del portico è inoltre visibile un campanile a vela mentre l’interno del monastero è suddiviso in tre navate e presenta una pavimentazione a lastre in pietra. Il sentiero prosegue per alcune centinaia di metri lungo la valle fino ad una fontanella. Il ritorno si effettua per la via di andata.
Tra i luoghi sacri della Valle Peligna
Da Sulmona si raggiunge la frazione Badia e poi il belvedere alle pendici del Morrone, dove sorgono un punto ristoro e un’area picnic. Dal belvedere affacciato sulla valle Peligna, si può scegliere di salire all’eremo di S. Onofrio, oppure di scendere al sito archeologico del Santuario di Ercole Curino (Itinerario 14 del Parco). In circa 20 minuti si sale all’eremo, inerpicandosi su scalini scavati a zig zag nella roccia. Paragonato a un nido d’aquila che domina la valle, l’eremo celestiniano sembra davvero gareggiare, per audacia costruttiva, con i rapaci che popolano le pareti del Morrone. La chiesa ha un impianto rettangolare ad aula con soffitto ligneo quattrocentesco. All’interno vi sono due affreschi del XV sec. raffiguranti il Cristo Re e San Giovanni Battista, un piccolo oratorio con affreschi del ‘200 e le cellette usate da Pietro da Morrone (Papa Celestino V) e dal Beato Roberto da Salle. Al di sotto della chiesa vi è la Grotta di Pietro che presenta intatta, sul fondo, l’impronta nella roccia in cui Pietro era solito coricarsi. Per scendere al Santuario: dal piazzale, seguendo la segnaletica, si scende per circa 500 m per il sentiero all’ombra di pini e cipressi fino ad arrivare al pianoro che ospita le rovine monumentali del Santuario di Ercole Curino, divinità italica protettrice delle greggi, che sorgeva sul tratturo per Foggia. Ricco di stucchi policromi e pavimenti a mosaico di tipo ellenistico, ha restituito reperti di pregio tra i quali due statue di Ercole, una in bronzo e una marmorea.
Ripercorrendo la strada napoleonica
Nei pressi del Castello Cantelmo di Pettorano sul Gizio inizia il nostro percorso sulla Strada Napoleonica, l’antica via di comunicazione tra le popolazioni italiche dei Peligni e quelle dei Sanniti. Il sentiero corre lungo una carrozzabile che da Pettorano giunge fino al Piano delle Cinquemiglia (Sentiero 5 del CAI). Dopo circa 30 minuti di cammino, oltrepassata la zona denominata “Le Grotte”, la strada devia a destra per infilarsi nella Valle Rea. Qui è presente un’altana per l’osservazione della fauna selvatica, utile anche per sostare in caso di condizioni meteo avverse. Dopo altri 10 minuti di cammino, a quota 920 m, è posto un bivio: da qui parte l’itinerario N.7 dove, a breve distanza dal bivio stesso, è presente un fontanile con alcune panchine coperte dove è possibile fermarsi per un breve ristoro. Proseguendo invece lungo la Napoleonica si giunge, dopo circa 30 minuti di cammino, presso la Strada Statale 17. Qui bisogna passare sotto un viadotto e proseguire lungo la vecchia carrareccia che conduce al cimitero di Rocca Pia. Da qui, percorrendo un breve tratto di strada asfaltata, si giunge al centro abitato di Rocca Pia. Lungo questo percorso è facile osservare fauna selvatica tra cui caprioli e cervi. Il ritorno è sullo stesso percorso. NB: il sentiero è segnato dal CAI.
Il magico bosco di Sant’Antonio
Il Bosco di S. Antonio è da sempre sinonimo di paesaggio fiabesco. In età classica era considerato un lucus, cioè una foresta sacra dedicata a Giove, e nel medioevo fu consacrato a S. Antonio. Il bosco si estende per 550 ettari su una zona sottratta al taglio degli alberi per garantire luoghi di riparo al bestiame e un’area idonea al pascolo degli ovini: è infatti paragonato ai pascoli alberati della penisola iberica, la cui funzione principale era quella di garantire ombra al bestiame che frequentava i pascoli circostanti. Grazie a questo divieto e alla tecnica di potatura detta “capitozzatura”, gli alberi raggiungono dimensioni monumentali e particolari forme a candelabro. Oltre al faggio, vi crescono esemplari di acero, quercia, pero selvatico, tasso, agrifoglio, cerro, il raro pero cordato, oltre alla rarissima orchidea epipactis purpurata, mentre vi abitano specie animali pregiate come il picchio dorsobianco, il picchio dalmatino, la balia dal collare, il lupo, l’orso e il gatto selvatico. Il percorso (Itinerario 10 del Parco) permette di godere e osservare questo ambiente unico. Si parte dal piazzale del Bosco di Sant’Antonio, ci si inoltra per pochi metri all’interno della staccionata e si gira a destra percorrendo il sentiero che si immette nella faggeta per circa 800 m. Poi questo piega a sinistra e, più o meno in piano, in circa 700 m, raggiunge l’eremo di Sant’Antonio. Continuando il percorso verso sinistra.
Il sentiero del cuore
L’escursione ha inizio dalle rive del lago di Scanno e consente di raggiungere l’eremo di Sant’Egidio, una piccola chiesa del ‘600 sita sull’omonimo colle, da cui è possibile godere della suggestiva vista del lago a forma di cuore. Da qui il panorama è degno di nota e comprende l’intera vallata, sormontata a ovest dalle cime della Terratta, e a est dall’abitato di Frattura. Il percorso parte a 30 metri dai nolo bici, dietro l’hotel, e sale a sinistra per circa 2 km attraversando fresca vegetazione. Si prende poi la strada bianca girando a destra e la si percorre lasciandosi alle spalle una piccola casetta. Dopo 100 metri si lascia la strada bianca per prendere il sentiero che sale a sinistra (2) per circa 500 metri. Al bivio si continua a salire a sinistra per altri 200 metri finchè si giunge ad un quadrivio (3): di fronte un suggestivo panorama del paese di Scanno, a sinistra una fontana e, 50 metri più su, l’eremo di Sant’Egidio. A destra si cammina per altri 800 metri e infine se si sale per meno di 100 metri tra la vegetazione (4), si raggiunge il belvedere che offre una suggestiva vista del lago. Da qui, far ritorno sui propri passi fino alla strada bianca (2). A quel punto si avranno due possibilità per ridiscendere al lago: ripercorrere al contrario il sentiero fatto in salita oppure, sempre lasciandosi la casetta sulla sinistra, percorrere i 2 km di strada bianca che, grazie a comodi tornanti, raggiunge dolcemente le rive del lago (5) a meno di 800 metri dal punto di partenza.
Scroscianti emozioni a “Zompo lo Schioppo”
La Riserva Naturale “Zompo Lo Schioppo” è un’area protetta della Regione Abruzzo compresa nel Comune di Morino (AQ), è situata nella Valle Roveto e consta di 1025 ettari. Campi coltivati, filari di viti e boschi con querce imponenti caratterizzano le aree prossime al centro abitato mentre, nelle zone più elevate, faggi colonnari e tassi popolano la foresta attraversata dal torrente Romito. Alla sommità dei rilievi, sulle pareti assolate e a strapiombo, nasce la spettacolare cascata naturale di Zompo lo Schioppo (alta 130 m). Il sentiero natura è un percorso ad anello che attraversa una parte del territorio della Riserva a minor altitudine, fino a raggiungere la cascata, con ritorno al punto di partenza. Il percorso ha inizio in prossimità del parcheggio: dal limite del bosco parte una strada sterrata e ombreggiata che presenta un lieve dislivello. Dopo 200 metri si giunge al piazzale dello “Schioppo” dove è possibile sostare presso l’omonimo rifugio; in seguito si riprende il sentiero che segue il letto del ruscello e si giunge in breve proprio sotto la cascata. Riprendendo il percorso e costeggiando alberi secolari, si giunge presso un laghetto di splendide acque trasparenti, generato da un piccolo sbarramento realizzato nell’ambito dell’impianto di sfruttamento idroelettrico. Proseguendo, si ritorna al punto di partenza.
@ Itinerari Trails – Il Parco sul mare
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