Coccolati dalla biodiversità
Il percorso si snoda all’interno della Riserva Naturale Regionale “Lago di Penne”. La partenza è presso il Centro Visite dell’Area protetta dove, in questa prima parte (800 m), un percorso tavolato lo rende adatto anche a persone con difficoltà motorie. Si attraversa l’area floro-faunistica dove si trovano il Centro Anatre Mediterranee, il Centro Lontra, e l’Orto Botanico; all’uscita dell’area si percorre la strada asfaltata in direzione Collalto per circa 1,5 km fino ad arrivare ad una piccola fontana; da lì, imboccare a destra il sentiero che costeggia il versante nord della collina di Collalto. Dopo circa 600 m, svoltare a sinistra per il sentiero nel bosco misto; in quest’area, importante scrigno di biodiversità, troviamo un querceto misto con roverelle, aceri e ornielli nel piano più alto, noccioli, biancospini e sanguinelli nel piano intermedio. Fra i numerosi animali che popolano il bosco, è facile avvistare la ghiandaia, la poiana, la volpe ed il cinghiale, ma vi abitano anche il gufo, la faina, il tasso, il capriolo e la lepre. Tantissimi gli insetti, fra cui numerose specie di farfalle (cavolaia) e di falene (sfinge della quercia). Si percorre il sentiero per 1,2 km fino ad arrivare al Centro di Educazione ambientale A. Bellini dove è possibile visitare il laboratorio di falegnameria, il laboratorio di trasformazione di prodotti agricoli, la fattoria didattica e il piccolo osservatorio astronomico. Il ritorno sullo stesso percorso.
Il sentiero Frassati sul Voltigno
La Piana del Voltigno è un incantevole altopiano di origine carsica sito nella parte orientale del Gran Sasso. La vallata fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e costituisce, dal 1989, insieme alla Valle D’Angri, la Riserva regionale “Voltigno e Valle D’Angri”. Tutto l’altopiano è ricco di vedute paesaggistiche molto suggestive. La flora e la fauna sono quelle tipiche dell’Appennino abruzzese. Sono presenti boschi di faggi, abeti, betulle, pioppi, tassi (taxus baccata), aceri e anche molte specie di fiori come la genziana, la primula, l’anemone, l’orchidea, il giglio martagone, la peonia, l’atropa o belladonna. La zona è molto ricca anche dal punto di vista della fauna. L’itinerario proposto ricalca in parte quello più ampio dedicato al Beato Pier Giorgio Frassati (progetto CAI di Penne) e ha inizio dalla località Vado di Focina (m.1383), il valico prima della Piana del Voltigno. Da qui si prosegue verso Fonte Cornacchia, passando per il lato destro del Voltigno, e poi, e continuando verso sinistra si passa attorno ad una dolina, che è la più grande dell’intero ambiente carsico circostante e rappresenta il punto più basso della piana dove defluiscono tutte le acque. Qui il sentiero continua in leggera salita fino a Fonte Aciprano (m.1452) da dove si scorge il rifugio Le Pagliare, gestito dal Cai di Penne; il percorso ritorna al punto di partenza passando per il laghetto artificiale e poi costeggiando il Lago Sfondo (m.1361).
Tra borghi e castelli medievali
Dal centro di Santo Stefano di Sessanio, si imbocca a piedi la strada per Campo Imperatore. Dopo circa 1 km (cartello), si piega a destra per una stradina e poi per un viottolo che traversa un altopiano (Piano Lucchiano); di qui, si sale in un vallone (la Valle Pareta) fino a una strada a mezza costa (3,5 km dalla partenza). La si segue verso destra, ci si tiene a destra a una biforcazione e si sale all’oratorio rinascimentale della Madonna della Pietà, un piccolo tempietto eretto tra il XVI ed il XVII secolo. Esso ha una struttura a pianta ottagonale con cupola ad otto spicchi e l’interno presenta un dipinto raffigurante la Vergine miracolosa ed una scultura di San Michele armato. Da qui, è possibile proseguire per l’abitato di Rocca Calascio, in buona parte abbandonato (ancora 350 m e poi girare a destra), oppure salire alla fortezza piegando a destra. Il castello (1380), visitabile gratuitamente, era utilizzato come punto d’osservazione militare in comunicazione con altri castelli vicini, sino all’Adriatico. Costruito in pietra bianca a conci squadrati, si compone di un mastio centrale, di una cerchia muraria merlata e quattro torri d’angolo. Il percorso termina nell’area parcheggio all’imbocco del centro abitato di Rocca Calascio. A questo punto, si torna a Santo Stefano di Sessanio per lo stesso percorso. Per chi volesse visitare il suggestivo centro storico di Calascio (circa 3 km di distanza) si segue la strada a tornanti in discesa, fino al centro abitato. Da qui si può tornare a Santo Stefano in bus (vedi orari sul posto).
Una giornata sul tratturo magno
Lasciata la macchina presso il piazzale del ristorante ai piedi di Tussio (Prata d’Ansidonia), si intraprende il sentiero a sinistra dell’edificio segnalato dalla presenza di pioppi e salici. Di qui si prosegue fino a poco dopo un casotto del gas per poi immettersi nel Tratturo Magno (indicazioni per Peltuinum). Si svolta a sinistra e ci si arrampica sulla collinetta per trovarsi nell’altipiano della città Romano-Vestina di Peltuinum: qui infatti sono stati rinvenuti resti romani, tombe vestine e resti di un monastero medioevale insediato sulle rovine della città distrutta da un terremoto. In loco è possibile vedere il podio del tempio dedicato ad Apollo e il teatro sul lato meridionale del colle, appoggiato al pendio (di fianco al podio del tempio un misterioso monolite vestino e sul retro una fonte “sacra”). Si passa fra le rovine della porta e si scende dal lato opposto del colle e, prima di raggiungere la strada asfaltata, si gira a sinistra (Sud-Est) lungo una carrareccia. La si segue fino a re-immettersi sulla strada asfaltata che, percorrendola, conduce a Prata d’Ansidonia. Se si attraversa la strada si raggiunge Castel Camponeschi (uno dei presidi del Tratturo Magno). Si prosegue su una bella carrareccia panoramica dalla quale di vede tutta la piana col tratturo e Peltuinum. Si giunge al bel paese di Tussio, quindi, ripresa la strada asfaltata a nord-ovest e percorsa la Prata San Pio delle Camere, si torna al punto di partenza.
Tra grotte e doline carsiche
Il percorso ha inizio dal parcheggio della biglietteria delle Grotte di Stiffe e dopo circa un chilometro in leggera salita, si raggiunge una dolina denominata “Fossa Campana”. L’immensa voragine è il risultato del crollo di antiche caverne di origine carsica e ha un diametro di 300 m e una profondità di 100 m; nella stagione calda, inoltre, l’intera dolina si ricopre di un’ampia vegetazione che la rende alquanto mimetizzata al visitatore. Sul fondo poi, nel lato nord-ovest, un ulteriore sprofondamento conico dimostra che la zona è ancora interessata da movimenti sotterranei. Il sentiero prosegue in discesa fino alla frazione di Campana, nel comune di Fagnano Alto, da cui è possibile ammirare lo splendido ponte medioevale. Prima del ponte si gira a sinistra e si costeggia il Rio Gamberale per circa 1 km su sentiero pianeggiante fino a tornare al punto di partenza. Qui giunti, meritano una visita le famose Grotte di Stiffe: cavità carsica dove è possibile ammirare i salti d’acqua e le cascate originatesi dal fiume perenne. Le grotte sono infatti una risorgenza del fiume, cioè il punto dove questo torna alla luce dopo un tratto sotterraneo.
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