Il Monastero delle Monache Agostiniane di clausura di S. Amico deriva dal Monastero di S. Nicolò da Intervere (in Villa S. Blasii de Interveris , paese chiamato oggi Tempèra presso l’Aquila) e colà eretto dal Vescovo Aquilano Pietro nel 1345 con la condizione che nel caso venisse a mancare un sufficiente numero di monache, si sarebbe fuso col Convento di S. Onofrio di Collebrincioni. Ma, quando nel 1375 Antonio Petrone di Paganica ottenne dalla Basilica Vaticana che il palazzo con annessi giardini, già donato alla medesima dal di lui genitore, si trasformasse in un Monastero sotto gli auspici del glorioso S. Amico, di cui era devotissimo, il Vescovo Aquilano Paolo di Bazzano lo destinò alle Monache Agostiniane di Villa S. Blasii de Interveris e ciò avvenne il 1 novembre 1375. Sin dall’origine in questo Monastero si osservò la Regola Agostiniana e non già quella Benedettina. L’atto di fondazione che si trova nell’archivio di S. Agostino nell’Aquila fu riassunto dall’Antinori, il quale dà anche notizia dell’istrumento di traslazione, già esistente nell’Archivio di S. Nicola. Solo nel 1401 Bonifacio IX (Tomacelli, 1389-1404) riconobbe all’Ordine Agostiniano il diritto d’istituire comunità di monache con l’abito, la regola e i privilegi dell’Ordine stesso, secondo era stato concesso ai Frati Minori e all’Ordine dei Predicatori. Il monastero di S. Amico, essendo sopravvissuto alla soppressione del 1809, vive oggi rigogliosamente e le Monache Agostiniane attendono anche ad un educandato. Il monastero è tuttora (1954) sotto la giurisdizione del Vescovo dell’Aquila. Sulle Monache che in gran numero popolarono il monastero, si sa che vestirono l’abito Agostiniano molte donzelle di famiglie appartenenti al Patriziato Aquilano e che trascorsero fin da fanciulle la loro vita modesta ed esemplare, fiori di virtù, rinchiuse tra le sacre mura dei monasteri di S. Amico e di S. Lucia. Come esempio di quanto nei passati tempi la vocazione monacale fosse in voga presso il Patriziato Aquilano, menzioniamo le monache uscite dalle famiglie Alfieri, Cappa, Gentileschi, Nardis, Rivera. A proposito di questa famiglia e attraverso consultazioni nell’Archivio Rivera, ricordiamo le sorelle D. Chiara e D. Marta, figlie di Don Marcantonio Salvatore Rivera e di D. Lucrezia Nardis, che entrarono il 4 ottobre 1713 come educande in S. Amico, l’una di anni nove e l’altra di anni otto. Esse il 24 maggio 1722 vestirono l’abito Agostiniano e nel seguente anno, il 6 giugno, fecero la solenne professione, prendendo i nomi di Suor Maria Chiara Giuseppina e di Suor Maria Marta Carlotta: la prima nel 1760 era Abbadessa del monastero e morì l’8 novembre 1765, la seconda morì nello stesso monastero il 17 aprile 1773. Le sorelle minori D. Isabella e D. Maria Vittoria Rivera erano entrate pure in S. Amico il 2 giugno 1729, l’una nell’età di anni 21 e l’altra di anni 18: entrò pure educanda D. Olimpia di anni 16. Tra quelle che, oltre le Serve di Dio Elena Vivio e Maria Teresa Ciampella avanti ricordate, si distinsero per santità di vita sono da menzionare Suor Maria Crocifissa Mari, Suor Maria Francesca Magnante e Suor Maria Giovanna Ciampella le cui memorie biografiche furono raccolte dal p. Antonio Mascardi e dal p. Domenico da Santo Eusanio, già citati. Scrivendo a p. 10 dell’ex Monastero di S. Lucia ricordammo che il 12 ottobre 1808 si trasferì in questo monastero la comunità di S. Lucia e successivamente nel 1888 l’Orfanotrofio femminile di S. Anna, dimesso dallo stabile non lungi dalla chiesa della Lauretana. A quella piccola comunità di otto suore e 12 orfanelle sostenute dalla carità cristiana e senza rendita alcuna fu ceduto parte del monastero. In seguito la direzione dell’Orfanotrofio fu assunta dalle stesse Monache Agostiniane. Tra le reliquie esistenti nel monastero di S. Amico e trasferitevi da quello di S. Lucia nel 1808, oltre l’urna della Beata Cristina, si conservano, a ricordo del Beato Antonio, una tavola del letto dove è dipinta la sua immagine tratta dal vero, il piatto in cui mangiava, la “bastoncella” e alcuni indumenti.
Chiesa di S. Amico
Contigua al monastero sta la piccola e bella chiesa ad una sola nave dedicata a S. Amico, la cui festività da secoli si celebra con grande pompa e concorso di popolo il 3 novembre. Alla Chiesa si accede internamente, mentre quando è aperta al pubblico si passa da una porta che sta sotto un portico a destra nell’atrio del cortile. Sulla porta e in una lunetta sono dipinte a fresco quattro sacre figure che il Leosini giudica della scuola degli ultimi giotteschi. Raffigurano la Vergine con il Bambino, fiancheggiati da S. Agostino e da S. Possidio, che fu il primo biografo di S. Agostino. Alla base 5 pregevoli figurine. Nell’interno, sull’altare maggiore altro pregevole affresco rappresenta la Madonna della neve, attribuito a Giovanni Antonio da Lucoli, detto il Percossa, allievo, secondo alcuni, del Perugino e, secondo altri, del Botticelli. Rappresenta la Vergine col Bambino lattante in atteggiamento nobile e decoroso, con movenza dolce e graziosa. Il fondo è poi fiorito di stelle, con due angeli adoranti. E’ memoria che questa Sacra Immagine, venerata da antichi tempi come miracolosa e già situata nel muro esterno della chiesa, fosse trasportata per straordinari prodigi il 9 giugno 1626 nell’attuale cappella del titolare S. Amico e poi fatta collocare ove ora si trova, sull’altare maggiore il giugno 1669 da Suor Maria Teresa Ciampella, Agostiniana, che, a sue spese, volle restaurare e arricchire la chiesa del monastero. Gli Aquilani venerano con molta devozione la Madonna della Neve e la festeggiano solennemente ogni anno il 5 agosto per due ricordi storici funesti, nei quali il monastero rimase provvidenzialmente incolume: la peste del 1656 ed il terremoto del 1703. Di mano posteriore, cioè del sec. XVI, sono i quadri rappresentanti la Visitazione, copia di quella che Raffaello dipinse per la cappella Branconio in S. Silvestro e la Deposizione, ambedue della Scuola del Cesura. Trasferito dalla Chiesa di S. Lucia, da qualche anno e per consenso dei Salesiani, è il bel quadro della beata Cristina, raffigurata in quell’estasi che durò dal giovedì santo al sabato santo. Nel quadro notasi lo stemma di Lucoli. Ma torneremo a discorrere appresso circa i quadri che rappresentano la Beata.
da R. TRINCHIERI, L’Ordine di Sant’Agostino nell’Abruzzo Aquilano
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