L’Italia acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale ed agroalimentare. Dal Trentino ad Amatrice, dall’Irpinia a Puglia i luoghi simbolici.
La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta, all’unanimità, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, ha deciso il Comitato intergovernativo a Bogotà. L’Italia così acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio. E soddisfazione per la scelta dell’Unesco è stata espressa dai ministri delle Politiche agricole Teresa Bellanova e dell’Ambiente, Sergio Costa. Dal Trentino ad Amatrice, dall’Irpinia a Puglia i luoghi simbolici
il parere favorevole espresso dai 24 Paesi durante il Comitato intergovernativo in corso a Bogotà, in Colombia riguarda molto da vicino tutta l’Italia: le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono molte, tra cui i comuni di Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell’Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula (tra l’altro il paese del premier Giuseppe Conte) in provincia di Foggia, insieme a territori della Lombardia, la Val Senales in Trentino Alto-Adige, e la Basilicata. I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania, e al Nord tra Italia e Austria nell’Alto Adige, in Lombardia, Valle d’Aosta, Sardegna e Veneto. ”E’ il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista – sottolinea da Bogotà il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo – e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agroalimentare, dopo l’iscrizione nel Patrimonio culturale immateriale della dieta mediterranea, la pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’arte del pizzaiolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”. Il valore della pastorizia ”Un riconoscimento importante – sottolinea Coldiretti – che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60 mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il ‘gregge Italia’ sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali”. E che tutela “un’attività ad elevato valore ecologico e social che si concentra nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di ben 38 razze a vantaggio della biodiversità del territorio”. A pesare sulla loro sopravvivenza, rileva Coldiretti, “sono i bassi prezzi pagati ai pastori, il moltiplicarsi degli attacchi degli animali selvatici, la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per nazionali ma anche del massiccio consumo di suolo che ha ridotto drasticamente gli spazi e i tradizionali percorsi usati proprio per la transumanza delle greggi”.
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