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Le Gole dell’Orta

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Man mano che ci addentra, i coltivi si fanno più radi e in vista della muraglia rocciosa, detta di Santa Lucia, si prosegue tra imponenti torri monolitiche in un ambiente molto suggestivo. Questa località chiamata Luco (dal latino lucus, “bosco sacro”) risulta frequentata sin dall´antichità, come attestato dalle primitive incisioni rupestri rinvenute lungo le mura di Santa Lucia, il vasellame romano, i ricoveri orta-2dei pastori, i terreni coltivati, grazie alla naturale disposizione a terrazzamento, alla fertilità della terra e all’abbondanza d’acqua. L’alveo del torrente (h.040 – m.300) viene raggiunto all’altezza di un piccolo ponte di servizio della vecchia centrale idroelettrica, da cui il sentiero A2 prosegue per risalire a Musellaro. Nei pressi sorgeva un antico ponte in pietra, di epoca romana, il Ponte Luco, un importante punto di congiunzione per lo smercio dei prodotti montani tra Caramanico e i paesi a valle a ovest del fiume. A difesa e controllo di questo unico punto di attraversamento sorse nel medio evo (tra il 1006 e il 1012, solo un millennio fa) il Castello del Luco, in posizione strategica su uno dei torrioni monolitici che caratterizzano la piana. Qui inizia la discesa lungo il fiume Orta e, dopo qualche centinaio di metri, si incroceranno le cosiddette “marmitte“: roccia scavata dal fiume a forma di serpentone, tipo pista da bob, chiamate rapide di Santa Lucia. La discesa prosegue tra salti e attraversamenti del corso d’acqua anche sopra la cintola e termina, sostanzialmente, con la spettacolare piscina naturale originata da una cascata: la Cisterna – m.214 (h.3,00 – h.3,40). Poco più avanti (m.206), s’incrocia un sentiero che in breve risale al paese di Bolognano m. 300 (h.0,20 – h.4,00).

Luoghi d’interesse

Subito prima di accedere al paese, in prossimità di una piccola zona pianeggiante, è possibile voltare a sn. risalendo una piccola scaletta metallica. Superata questa il sentiero prosegue dolcemente a mezza costa , lasciando intravedere sul lato opposto le “Ripe”, tra muretti a pietra a secco e un bosco composto da pino d´Aleppo, cipresso, il terebinto, la roverella e la marruca con i quali rami la tradizione vuole sia stata realizzata la corona di Cristo. Alcuni rivoli d´acqua, di carattere stagionale, favoriscono la presenza di muschi e felci tra le quali spicca il polopodio. Superato il brutto traliccio metallicoorta-3 dell´acquedotto e un evidente curva a destra, con il diradarsi della vegetazione arborea, si apre alla vista la citata Cascata della “Cisterna” (h. 0,30).
In prossimità dell´abitato di Bolognano (300 mt.) è possibile seguire (Centro Informazioni del Parco di Bolognano) il sentiero che conduce fino all´ingresso alla Grotta dei Piccioni (m.220), utilizzata nel recente passato come miniera di guano, sita sulla parete sinistra del fiume Orta, che ai tempi delle prime frequentazioni doveva scorrere molto più in alto.
Gli insediamenti all´aperto, che nel Paleolitico dimostrano il nomadismo dei cacciatori-raccoglitori, nel Neolitico, diventano sedi stabili. Per contro, le grotte che durante il Paleolitico costituivano ripari più o meno continuativi, a partire dal Neolitico divengono luogo di culto o di sepoltura. Il mondo ergologico degli agricoltori si modifica arricchendosi di nuovi utensili e di nuove tecniche. La pietra viene levigata per dare forma e taglio alle asce; si fabbricano falcetti con lamette in selce, macine, pestelli, ecc.. L´uso dell´ossidiana (vetro vulcanico) e di conchiglie ornamentali dimostra l´instaurarsi di scambi commerciali. Ma la vera novità è costituita dall´avvento della ceramica, il cui modo e stile di decorazione dimostra fasi e culture diverse (h.0,45). Imperdibile anche la visita alla Grotta Scura, una cavità lunga 380 metri, abitata anch’essa in epoca preistorica.

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Chiesa di San Tommaso

Si trova a poca distanza dal centro di Bolognano e per raggiungerla bisogna arrivare alla chiesa della Madonna del Monte nella contrada di Santa Liberata. È un sito di grande interesse naturalistico, in quanto ospita una nutrita colonia di pipistrelli che l’hanno scelta come luogo di rifugio e di riproduzione.
Infine, da segnalare la Chiesa di San Tommaso, magnifico esempio di romanico abruzzese. Dedicata a Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, la chiesa risale al XIII secolo e ha un notevole altorilievo (del 1118) posto sull’architrave del portale centrale di Gesù in Trono che benedice gli Apostoli.

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L’edificio, più volte restaurato, è a tre navate divise da pilastri. Sulla sinistra c’è un’esile colonna monolitica in pietra con capitello corinzio, detta “colonna santa“, quello che rimane di un antico tempio pagano, che sorgeva in questo stesso luogo. Pare si trattasse del tempio di Ercole, dio delle acque salutari, che aveva il centro di culto nella sorgente d’acqua oggi imbrigliata nella cripta. Interessanti i dipinti duecenteschi conservati su alcuni pilastri delle navate tra i quali colpisce l’imponente raffigurazione di San Cristofaro, il gigante protettore dei guadi.

Credits: www.caicampobasso.it

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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