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La tradizione nella cucina Teramana

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La gastronomia teramana è sorprendentemente ricca e varia e trae da antichissime tradizioni contadine i suoi inconfondibili profumi e sapori. Influenzata da una storia secolare che risale già agli albori della cultura italica, comprende nel suo territorio di montagna, boschi, valli, corsi d’acqua, grotte e vestigia storiche

La realtà di secoli di storia e la fantasia delle tradizioni culturali si mescolano in un intrigante connubio di profumi e sapori che restituiscono i piaceri tipici degli alimenti semplici e sani appartenuti ai nostri avi. Visitare “gastronomicamente” il nostro lembo d’Abruzzo significa anche scoprire la cucina fondata sulla genuinità dei prodotti e sulla tecnica preparatoria nata da antichissime tradizioni, una vera arte maturata nel tempo per rendere il cibo una espressione culturale. I boschi, di cui il territorio è ricco, custodiscono tesori come i pregiati tartufi, i marroni con cui si preparano i dolci “caggionetti” (fatti di sottilissima pasta sfoglia tagliata a forma di raviolino e riempita di purea di castagne, noci, miele), il famoso fungo Porcino che caratterizza profondamente la cucina di montagna.

 

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Nell’ambito della gastronomia teramana piatto principe sono i “Maccheroni alla chitarra” o “Chitarra con le pallottine“; si tratta di una sorta di spaghetti a sezione quadrata che si ottengono pressando la sfoglia di pasta sulla chitarra (lu maccarunar): un attrezzo tradizionale teramano costituito da fili d’acciaio tesi, accostati parallelamente su una intelaiatura di legno. L’eccezionalità di questo piatto è nel sugo, ricco di carne sotto forma di “pallottine”; piccolissime polpettine di carne mista preparate a mano e fatte soffriggere in padella con olio extravergine d’oliva petruziano delle colline teramane (dop), prodotto nel nostro territorio, dalle diverse fragranze e composizioni in grado di accontentare ogni tipo di palato. Oltre alle “pallottine” un elemento caratterizzante della cucina teramana sono le “scrippelle“; sottilissime frittatine preparate versando su una padella caldissima una pastella di farina, acqua e uova; tanto simili alle ‘crepes’ dei francesi.
Le “scrippelle” sono alla base di due dei piatti fondamentali della cucina teramana: le straordinarie Scrippelle “n”busse cioè bagnate, immerse in un leggero brodo di gallina dopo essere state cosparse di pecorino e cannella ed arrotolate, ed il “Timballo di Scrippelle“, dove sostituiscono la pasta sfoglia che separa gli strati di ingredienti: poco sugo, tante “pallottine” e tutto ciò che il gusto e l’esperienza della cuoca suggeriscono.
Gli stessi gusti decisi con gli accostamenti arditi hanno generato una pietanza unica nel suo genere: le “mazzarelle“, tipici involtini di coratella di agnello ed erbe aromatizzanti, avvolte in una foglia di indivia e legati con le budella. Intrigante e caratteristica preparazione è il “tacchino alla canzanese” oramai entrato di diritto nella ristorazione nazionale e anche estera, realizzato proprio nel comune di Canzano a base di tacchino dissossato e stufato e infine servito con abbondante e saporita gelatina.
La poesia culinaria si arricchisce anche di una infinità di dolci fra i quali ricordiamo i “bocconotti” la “pizza di Pasqua“, le “neole“, la “pizza dolce“, le “sfogliatelle“, i “calcionetti“, i “pepatelli“, i “taralli di San Biagio“, la “croccante di mandorle“, “lu lattaciol“, gli “uccelletti di S. Antonio“.

 

Spaghetti alla chitarra

Primo piatto simbolo della cucina abruzzese; è una varietà di pasta all’uovo con larghezza e spessore entrambi di circa 2–3 mm: visti in sezione, si presentano infatti quadrati. L’attrezzo utilizzato per la realizzazione è detto appunto chitarra (la sfoglia si pone sopra la chitarra e viene pressata con il matterello facendolo scorrere in avanti e indietro, in modo che i fili della chitarra taglino la sfoglia in maccheroni) che conferisce alla pasta uno spessore squadrato e una consistenza porosa che consente al condimento di aderire completamente. I maccheroni alla chitarra vengono generalmente preparati con ragù misto di carne di manzo, maiale e agnello. Meno tradizionali i sughi di cinghiale, di lepre o anche di cacciagione.

Scrippelle

Sono costituite da sottilissime frittatine preparate versando su una padella caldissima una pastella di farina, acqua e uova; sono in effetti molto simili alle crêpes francesi che, secondo alcuni, da Teramo furono portate oltralpe al seguito dei loro eserciti. Le scrippelle sono alla base di diversi piatti fondamentali della cucina teramana tra i quali: le scrippelle ‘mbusse, cioè bagnate, immerse in un leggero brodo di gallina dopo essere state cosparse di parmigiano o pecorino d’Abruzzo stagionato ed arrotolate; il timballo di scrippelle, dove sostituiscono la pasta sfoglia nel separare gli strati di ingredienti; le scrippelle in forno dove vengono farcite e cotte in forno in modo simile ai cannelloni. Spesso si fa riferimento alle scrippelle teramane intendendo il piatto delle scrippelle ‘mbusse e questo, molto probabilmente, è legato alla difficoltà della forma dialettale.

Mazzarelle

Prodotto tipico della cucina teramana, sembrano un secondo, per tanto considerate da molti come tale e, di certo, la prima impressione sarà quella di considerarle come una portata successiva ad altri piatti della cucina teramana come timballo o ai maccheroni alla chitarra, ma invece, le mazzarelle diventano un primo, anzi di fatto il primo obbligatorio del pranzo pasquale, una sorta di tradizionale ouverture dedicata all’agnello ed evocatrice di un indimenticato e indimenticabile passato di quotidianità contadina. Piatto semplice, all’apparenza, coratella di agnello avvolta in foglie di indivia legate con budelline dello stesso agnello, ma soggetto all’irrisolto dibattito tra due scuole di pensiero: quella della mazzarella semplice, cotta in un soffritto che ne esalti il sapore, e quella della mazzarella in umido, lasciata cuocere in un sughetto che si impreziosisce degli umori delle carni d’agnello.

Polenta all’Abruzzese

Far soffriggere la pancetta con le salsicce e la cipolla, aggiungere un po’ di sale e far rosolare il tutto. Versare il pomodoro e far cuocere per circa 1 ora. Mettere sul fuoco un capace tegame, con acqua nelle proporzioni di una tazza da latte a persona, e farvi cadere un filo di olio d’oliva. Quando sta per bollire, far cadere a pioggia la farina di granoturco, avendo cura con l’altra mano di mescolare continuamente per evitare la formazione di grumi. Raggiunta una certa consistenza, continuare a cuocere la polenta sempre mescolando. Una “buona” polenta ha bisogno di circa 20 minuti di cottura. Per vedere se la polenta è cotta, metterne una mezza cucchiaiata in un piatto, lasciarla raffreddare e se, alzandone una parte con la forchetta, la stessa si stacca dal piatto, significa che la polenta è cotta. Rovesciarla sulla spianatoia e livellarla con un mestolo di legno, quindi condirla con il sugo e abbondante pecorino grattugiato.

Arrosticini

Altro piatto simbolo della regione; nella cucina povera tradizionale abruzzese troviamo assai spesso l’utilizzo della carne di agnello, di pecora e di castrato. Una particolare preparazione a base di questo tipo di carni sono gli arrosticini (in alcune zone rrustelle o arrustelle), originari della zona pedemontana del Gran Sasso d’Italia in provincia di Pescara ma diffusi in tutto il territorio regionale, consistente in carne ovina (tradizionalmente di castrato, oggi quasi sempre di pecora) tagliata a tocchetti ed infilata in spiedini, la cui cottura avviene su di un braciere dalla caratteristica forma allungata definito canala (in dialetto furnacell) per la sua somiglianza ad un canale di gronda.

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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