Il fenomeno dell’incastellamento tanto diffuso in Abruzzo tra il X e il XII secolo, durante il quale si assistette all’abbandono parziale degli insediamenti di pianura a favore dei nuovi castelli-recinti di altura, interessò anche Celano che vide erigere il suo castello sul Monte Tino (probabilmente sul finire del X secolo) ad opera di Berardo II Conte dei Marsi che fondò il castrum de Celano, costituito da una torre-cintata fiancheggiata da edifici e cisterne per la raccolta di acqua piovana. Con i Normanni, nel XII secolo, sotto il Conte Rainaldo di Celano, tale primitiva torre-cintata, venne collegata al nuovo castello-recinto a pianta triangolare con torretta rompi tratta che da quota 1161 m. scendeva fino a raggiungere la fons Aurea e la chiesa di San Giovanni Capodacqua, includendo nel suo interno l’abitato costruito su terrazze degradanti sul pendio con edifici, cisterne e le due chiese di San Bartolomeo e di Sant’Agata, abitato distrutto nel 1223 dallo svevo Enrico di Morra nel conflitto fra Federico II e Tommaso Conte di Molise e Celano. La privilegiata posizione di Celano rispetto agli altri centri marsicani, fa in modo che cerchi di essere sede oltre che dei Conti dei Marsi anche della Diocesi dei Marsi, tentativo iniziato dal Vescovo Pandolfo ma concretamente avviato da Rainaldo e sfociata nell’aggressione del 1148 al Vescovo dei Marsi Berardo da parte dei canonici di San Giovanni Capodacqua.
Foto tratta da MarsicaLive
Con Rinaldo, l’antica torre-cintata di Berardo II, diviene Mastio (torre sommitale) del grandioso castello-recinto a pianta triangolare su pendio, dotato di torrette rompi tratta triangolari ed una sola porta sul versante est, castello che difendeva il più grande feudo della Marsica con 12 militi ed una popolazione di circa 1500 abitanti. Dell’abitato e delle mura restano oggi solo poche tracce, sul margine sud si possono ammirare un muro di terrazzamento ad opera incerta medievale largo 75 cm. e lungo 19 m., una cisterna rettangolare voltata delle dimensioni 14.10×3.50 alta 5.15 m. ed una torretta; sui limiti dell’abitato è possibile notare numerose torrette rompi tratta a forma di triangolo rettangolo, stratagemma difensivo per attuare il tiro di fiancheggiamento sulle zone laterali; proseguendo a salire si incontra un altro muro costruito tra le rocce riconducibile al recinto del castrum sommitale, la Turris Celani al cui interno vi sono i resti di due medie cisterne voltate oggi quasi del tutto distrutte. Superata l’ultima cisterna ci si trova di fronte alle fondazioni della grande torre a pianta trapezoidale irregolare con muri spessi 1.60 m. su cui è stata posizionata nel 1934 una grossa croce in ferro; alle spalle sono individuabili ben tre fossati realizzati su balzi rocciosi, da tale altezza era possibile la comunicazione visiva con le altre fortificazioni d’altura della Serra e con gli altri castra della Contea di Celano.
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