Loch Ness è un’attrazione di fama mondiale e ogni anno una gran quantità di turisti transita sulle sponde del lago sperando di scorgere il famigerato Nessie. Non tutti sanno però che l’archetipo del mostro lacustre ha preso forma in Abruzzo e risale a duemila anni fa, mentre la leggenda scozzese è nata “solo” all’inizio del secolo scorso. Nel poema Alessandra di Licofrone, risalente al terzo secolo a.C., si parla di un fiume di acqua purissima che attraversava il lago di Fucino senza disperdersi nella corrente. In greco viene indicato come Python, ossia pitone. La semantica fa miracoli ed ecco che, grazie alla traduzione e al passaparola, nacque la figura del mostro. Nel lago accadevano fenomeni singolari e insidiosi, che la gente superstiziosa attribuiva a una creatura. Sui fondali vi erano rocce affilate che scalfivano le imbarcazioni, e potenti mulinelli che le trascinavano a fondo. Le rifrazioni di luce, in sinergia con le pietre sommerse, creavano sagome grosse e spaventose. La paura faceva il resto.
Non si raccolsero prove concrete. Plinio descrisse il lago di Fucino come un luogo molto pescoso, dove era possibile trovare un pesce di natura sconosciuta, dotato di otto pinne. Diversi scritti storici parlano di bisce acquatiche molto aggressive, in grado di attaccare le barche dei pescatori. Alcuni attribuivano la presenza dei rettili all’influenza della dea Angizia, figura legata al culto dei serpenti. Si narra addirittura di un’invasione apocalittica di rettili che costrinse gli abitanti ad abbandonare le sponde del lago per settimane. Al loro ritorno trovarono il centro abitato infetto a causa del cattivo odore emanato dalle carcasse delle bestie. Una scena degna di un racconto di Lovecraft. Non si sa ancora con certezza se uno o più Python si aggirino in quelle acque.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.