Porta d’ingresso del meraviglioso altopiano carsico del Voltigno (1400 m. s.l.m.), si contraddistingue per le sue bellezze paesaggistiche e storiche, ma anche per le sue eccellenze enogastronomiche: Villa Celiera, infatti, è considerata la patria degli arrosticini abruzzesi, rigorosamente fatti a mano ed esportati anche fuori dai confini nazionali, e territorio scelto per la coltivazione della Patata Rossa autoctona che porta il suo nome. Il comune, che ospita la prima delle cinque abbazie cistercensi d’Abruzzo – l’Abbazia di Santa Maria Casanova – , è conosciuta in tutta la regione per la sue feste tradizionali e per essere il luogo prezioso della “Montagna a portata di Mare” : da villa Celiera, infatti, si possono raggiungere in meno di mezz’ora sia le piste da sci che la costa Adriatica. Il primo insediamento è, appunto, da collegarsi all’Abbazia di Santa Maria di Casanova, fulcro spirituale e temporale per tutto il Meridione; questa, famosa in tutto il mondo per la rilegatura e miniatura dei manoscritti, nel periodo di massimo splendore contava più di cinquecento monaci. Soltanto pochi secoli fa era governata dal Cardinale Federico Borromeo, l’Arcivescovo di Milano dei Promessi Sposi, che trasferì la biblioteca dell’Abbazia alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il toponimo Villa Celiera ha origine dalle “celle” dell’Abbazia dove venivano conservate le provviste.
Territorio
Centro agricolo dell’Appennino abruzzese, facente parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Si trova sul versante orientale del Gran Sasso, nell’area Vestina, ed è una conca montana carsica. Sorge su una rupe calcarea di forma allungata che, tra ampi querceti, domina l’alta valle del torrente Schiavone.
È caratterizzata da grandi faggete e dalle doline che sono forme tipiche del paesaggio carsico che si presentano come un avvallamento circolare in cui l’acqua viene assorbita e convogliata nelle vie sotterranee. Infatti, a Voltigno, d’inverno, cade molta neve e questa, quando in primavera si scioglie forma tanti piccoli laghi carsici, che poi d’estate scompaiono.
Lago Sfondo (Girovagando in montagna)
Resta solamente un lago chiamato Lago Sfondo, che la credenza popolare vuole che non abbia fondo e che vada addirittura a sfociare direttamente al mare. È zona faunistica del camoscio d’Abruzzo, inoltre sono presenti anche poiane, falchi pellegrini, caprioli, il lupo appenninico ed il gatto selvatico; una volta vi era presente anche l’orso.
Storia
Si sviluppò come castrum longobardo nel VI secolo, popolato dalle persone scappate all’invasione bizantina di Bertona. Con la dominazione franca del IX secolo, il feudo divenne una “fara”, dipendente dalla diocesi di Penne. Nel 1191 la contessa Margherita di Loreto Aprutino, concesse ai monaci Benedettini la fondazione del primo cenobio di Casanova, che poi divenne sede dei Cistercensi, ossia il primo sito di questo ordine in Abruzzo (dopo Santa Maria d’Arabona, Santa Maria della Vittoria, San Salvo del Trigno e Santo Spirito d’Ocre), ossia l’abbazia di Santa Maria di Casanova, posta sotto la dorsale collinare del paese di Villa Celiera. La fondazione fu dovuta all’evento propiziatorio della partecipazione del figlio di Margherita Berardo III di Laureto, nonché al voto fatto dopo la morte del marito Berardo I, fratello di Ottone XV vescovo di Penne.
Casanova (Pennensi) – Ruderi (CistercenziInfo)
Tra i ruderi di Santa Maria di Casanova sono molte le parti ancora riconoscibili: oltre alla torre e ad alcuni tratti delle mura difensive, tra i rovi si possono individuare gli edifici più importanti del complesso abbaziale come il chiostro, la sala capitolare, il refettorio e naturalmente la chiesa.
Proprio su quest’ultima concentriamo la nostra attenzione. Dalla lettura del rilievo attuale emerge un piccolo ambiente a navata unica e voltato probabilmente a botte. Sappiamo però che la chiesa e gli ambienti attorno al chiostro furono modificati tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. È quindi molto interessante confrontare i ruderi con un rilievo effettuato nel 1595 e conservato alla Ambrosiana di Milano.
La chiesa si presentava allora a croce latina, con abside piatta e transetto senza cappelle; la parte destra di quest’ultimo, con la scala di accesso ai dormitori, era chiusa ma doveva essersi trattato di un intervento successivo alla costruzione originaria. 11 corpo centrale era a tre navate e cinque campate di cui la prima ad un livello più basso, visti i gradini che la separavano dalle altre.
Le modifiche della fine del ‘600 ridussero la chiesa alla parte presbiteriale e alle ultime due campate, chiudendo le navatelle laterali ridotte a passaggi. La pianta cinquecentesca confermerebbe le ipotesi di una Casanova a tre navate, avanzate dal Mezzanotte e dai suoi collaboratori. Questi sostenevano anche l’esistenza di due cappelle voltate a botte ai lati dell’abside ma dalla pianta milanese sono difficilmente riconoscibili forse perché già modificate nel ‘400, quando era stata anche aggiunta la sacrestia. Un’ultima questione riguarda la copertura della chiesa che può essere solo ipotizzata: probabilmente Santa Maria di Casanova ebbe una volta a botte acuta che copri l’ambiente principale e volte a tutto sesto per il transetto e per le cappelle absidali.
Santa Maria di Casanova – Torre (CistercenziInfo)
Il monastero di Casanova fu assai potente nel territorio della Nora, di Penne, avendo feudi anche presso Lucera e le isole Tremiti. Nel circondario aveva i castelli di Pianella, Civitella Casanova, Brittoli, Carpineto della Nora, Cordano. In quest’epoca si formò il toponimo dell’abitato, “villa” sta a significare villaggio, mentre “Celiera” proverrebbe da celliera in riferimento alle celle dei monaci nell’abbazia, tanto che in dialetto il paese è ancora nominato Li Cilìre. Con l’avvento nel Regno di Napoli di Carlo I d’Angiò nel 1268, avendo fondato nel 1273 il cenobio di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana, presso l’area della battaglia contro Corradino di Svevia, il sovrano francese fece installare i Cistercensi a Casanova, sotto la giurisdizione dei vescovi di Penne Gualtiero (1200) e Giacomo (1251).
In quest’epoca il monastero visse il suo apogeo, salvo poi perdere sempre di più prestigio, sino alla soppressione nel 1807, in quest’anno i cittadini di Civitella Casanova, paese a fianco a Villa, presero l’organo ligneo, la statua della Madonna, per la loro chiesa parrocchiale, dato che l’abbazia versava in rovina. In questi anni il convento di Casanova fu affidato ai Padri Carmelitani, anche se nel periodo delle leggi piemontesi del 1866, il convento subiva nuove spoliazioni sino a scomparire quasi del tutto, eccettuata la grande torre difensiva e campanaria, ancora oggi ben conservata.
Con l’indipendenza in un certo senso dei paesani di Villa Celiera dall’abbazia di Casanova, il centro iniziò a svilupparsi, e divenne sede municipale nel 1913 dopo che aveva fatto parte del Comune di Civitella Casanova, incluso nel distretto amministrativo di Penne, sino al 1927, quando fece parte della provincia di Pescara appena nata
#CittàdellaPatata
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