BUSSI – Dalla discarica Tre Monti, alle rive del Tirino dove opera la cooperativa Il Bosso: passato e futuro, con gli occhi sbarrati al presente, «perché il tempo è scaduto» dice la presidente della Camera Laura Boldrini.
Lo stupore non abbandona un attimo la terza carica dello Stato, passeggiando lungo la rete dei sigilli innalzata dalla magistratura e ascoltando dalla voce del direttore dell’Arta, Giovanni Damiani, la cronistoria della vergogna d’Abruzzo, anzi d’Europa. Perché dopo che la Forestale, nel 2007, tolse il coperchio da una pentola che covava, con la consapevolezza di tutti, da almeno quaranta anni, poco e nulla è stato fatto. La caratterizzazione dei rifiuti tossici della Tre Monti, passaggio propedeutico alla bonifica, è arrivata solo nel febbraio di quest’anno.
«Una cronistoria di incapacità e manchevolezze – commenta la Boldrini – che parla da sola. Ci sono responsabilità straordinarie. Torno a Roma con l’impegno di sollecitare sia le commissioni parlamentari quanto il governo a trovare le risorse necessarie per mettere almeno in sicurezza il sito». Da allora, infatti, su queste 285mila tonnellate di rifiuti pericolosi è stato semplicemente messo un telone a copertura, «lasciando a contatto con il terreno e quindi con le falde acquifere i veleni» ripete la presidente della Camera, quasi a non credere a quanto le è stato detto poco prima. Ma qui a Bussi, la storia della discarica, anzi delle discariche abusive, la conoscono tutti: non per niente il sindaco Salvatore Lagatta consegna alla presidente una mappa dei rifiuti datata 1971: «Non è difficile intervenire – spiega il primo cittadino – basta venire qui con una ruspa e togliere quei veleni».
Facile a dirsi, più difficile a farsi, soprattutto perché su questo sito le competenze sono del commissario dal 2008, a differenza delle altre discariche (le cosiddette 2A e 2B) per le quali, al contrario, sono state già avviate le procedure di appalto per la bonifica: 50 milioni di euro che permetteranno venerdì prossimo alla giunta comunale di approvare anche la delibera per la reindustrializzazione del sito, «che porterà 180-200 nuovi occupati», spiega Lagatta.
AMBIENTE E SVILUPPO – «Bisogna abbandonare quella dimensione che vedeva nell’ambiente una limitazione allo sviluppo economico – continua la Boldrini -. Essenzialmente è il contrario: se non si rispetta l’ambiente non c’è sviluppo. Anzi i territori muoiono e insieme ai territori, purtroppo, anche le persone come abbiamo visto nel nostro Paese in troppe occasioni». Controlli, dunque, da parte delle autorità competenti, «ma anche di tutti i cittadini. Non abbiate paura – esorta la presidente della Camera i bussesi – fatevi sentire, costituite comitati, gridate». «In Abruzzo le discariche abusive sono come l’Araba Fenice – spiega l’assessore Mario Mazzocca -. Riemergono come polvere nascosta sotto lo zerbino da imprenditori senza scrupoli e la complicità di qualche burocrate». A che serve, si chiede qualcuno, se poi vengono tutti assolti e tutto viene deciso a tavolino, come ipotizzano le inchieste sul processo di Bussi aperte dal ministero, dal Csm e dal Tribunale di Campobasso: «Le sentenze non vanno commentate – riprende la Boldrini – la vicenda giudiziaria di Bussi è complicata, ma io non posso commentare per il ruolo che rivesto e perché le verifiche sono ancora in corso». Meglio guardare al futuro, al fiume che scorre, ai bambini che si accalcano sulla riva del fiume: la presidente si avvicina ad un gruppo di loro che la cooperativa Il Bosso sta “varando” alla canoa: «La prossima volta che vengo voglio provare anche io la canoa». Per navigare sul “fiume di veleni”.
Tratto da Il Messaggero – Foto Il Centro
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