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Formazione e conservazione dell’ Abruzzo

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È dunque il Medioevo il periodo di “formazione” dell’Abruzzo giunto sino a noi: è infatti nel lungo arco di secoli della “età di mezzo” che la regione assume quell’aspetto così unico e particolare che ha saputo conservare sostanzialmente inalterato sino ad oggi, e che rende il suo paesaggio così particolare, come sospeso nel tempo. Costruiti interamente in pietra viva e malta, con una esclusione totale del legno a vista, gli antichi borghi della montagna e delle aree interne abruzzesi esprimono quell’attaccamento alla pietra che è così proprio della nostra civiltà edile mediterranea. Il risultato è spesso impressionante: la perfetta fusione fra la pietra nuda delle montagne ed i paesi che sono cresciuti abbarbicati ad esse fa si che il mimetismo sia totale; la comunione fra natura e comunità umane si dimostra dal punto di vista fisico, materiale. Delle continue, pressanti, mai estinte necessità difensive che caratterizzarono il lunghissimo medioevo abruzzese (che per delle ragioni storiche del tutto particolari e locali si protrasse in pratica sino alla fine del XVIII secolo), parlano le case di pietra nuda dei paesi, che appaiono rinserrate l’una all’altra a formare una grande muraglia protettiva e compatta, a guisa di fortezza abitata, e perciò dette anche case-mura; le si riconosce facilmente per via del fatto che hanno poche finestre esterne, minuscole e collocate sempre e solo ai piani più elevati.

 

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La struttura urbanistica è simile per tutti: in alto di solito si trova il castello, poi la piazza, nei pressi è la chiesa maggiore, la parrocchiale; intorno a scendere verso la valle, si trovano le case, raccolte a cercare protezione ognuna costruita usando le pareti di quelle più a monte. Il paese, con il suo insieme di case e strette vie, diventava un tutt’uno con il castello in caso di attacco nemico. Se nelle aree interne trionfa la pietra, man mano che si viaggia in direzione della costa, esplorando la fascia di belle colline a vocazione agricola che accompagna la discesa verso il mare, si d’Abruzzo incontrano borghi dove le case in pietra cedono via via il posto a quelle in mattoni. Anche nel caso dei borghi dell’entroterra collinare, e persino di quelli affacciati a balcone sul mare, le origini sono medievali, se non già romane e italiche, ma la loro evoluzione è stata più marcata e sensibile rispetto ai paesi dell’entroterra. La costa ha favorito scambi e commerci e il rinascimento qui si è fatto sentire, influenzando maggiormente l’architettura e l’urbanistica; ma lo ha fatto sempre con quella grazia e quell’armonia che hanno ben conservato l’anima tradizionale di questi luoghi. Mura e porte cittadine proteggono deliziosi borghi resi caratteristici dal caldo colore del mattone antico. Bei palazzetti nobiliari, chiese e case private si alternano senza interruzione fino a sfociare nelle piazze, ora ampie e chiassose, ora minuscole e raccolte attorno a una fontanella. Visitare oggi gli antichi borghi abruzzesi significa entrare in un mondo sospeso, dove ci si accorge che il tempo passa solo per i rintocchi dell’orologio del campanile, dove per cercare qualcuno o qualcosa basta solo chiedere a chi si incontra per strada o bussare ad una qualsiasi delle porte, tutte sempre con la chiave sulla toppa, dove il “tu” è immediato e diretto e l’asciutta concretezza della gente conduce subito al dunque, senza bizantinismi e senza formalismi di convenienza, dove il ritmo della vita locale ti porta a riscoprire piaceri che pensavi scomparsi, dove la cucina ed i prodotti tipici del luogo saranno una sorpresa indimenticabile.

 

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Un mondo “a misura d’uomo”, con ritmi antichi, senza fretta, caldo – anche nelle gelide notti invernali profumate di legna che brucia nei camini – di un calore umano ormai quasi introvabile e, per questo, davvero impagabile. Non è affatto superfluo ripetere che la visita ad un borgo abruzzese è un’esperienza che permette di guardare la vita con occhio diverso, di uscire dal ritmo cittadino e riappropriarsi del proprio tempo, di riscoprire sensazioni perdute come quella di passeggiare tra i vicoli avvolti nel profumo della legna bruciata, del sugo che cuoce sul fornello, del pane appena cotto, dei fiori sui balconi. Di fermarsi a parlare con qualcuno che non si conosce e trovarsi invitati per un caffè, per assaggiare un dolce fatto in casa, magari per pranzo. Di potersi sedere sulla pietra in piazza, al sole caldo della primavera, conversando con gli anziani, immersi in quel piacevole chiacchiericcio paesano e sentirsi in breve uno del posto. E poi il gusto: la possibilità di assaporare i piatti tradizionali, che in paese rappresentano la quotidianità a tavola, cucinati con prodotti locali. E l’artigianato, con le piccole botteghe dei maestri che offrono oggetti realizzati a mano secondo usi e lavorazioni vecchie di secoli e nate proprio tra quelle case.

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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