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Eremi e santuari d’Abruzzo

eremo

Eremo di Frattagrande di Pretara

pretaraL’ Eremo ha un aspetto modesto e non mostra il carattere sacro della costruzione. L’edificio si appoggia ad una parete che si eleva poco oltre Pretara, lungo il corso del torrente Ruzzo. Una semplice scalinata conduce dalla strada all’ingresso. Di fronte all’ingresso è posta una croce. Immediatamente a destra dell’ingresso vi sono due piccoli vani, in comunicazione con la zona presbiteriale. Da uno di questi ambienti parte una scala che conduce al piano superiore. La chiesetta ha sull’altare principale un quadro che raffigura S. Francesco di Paola, cui fra’ Nicola era profondamente devoto. Nella cappellina di destra, dietro l’altare, si apre un grosso vano nel quale si notano la struttura e gli scenari del presepe costruito da fra’ Nicola. Nel 1986, in occasione della morte di fra’ Nicola, il Comune di Isola del Gran Sasso ha posto sulla parete rocciosa vicina all’ingresso una lapide a ricordo dell’ ultimo eremita del Gran Sasso.

Eremo di San Venanzio – Raiano

sanvenanzioL’ Eremo si trova in una magnifica posizione a strapiombo tra le rocce sul fiume Aterno, all’interno della Riserva Naturale “Gole di San Venanzio”, dotata di vialetti e piazzole attrezzate per i tanti visitatori. La Chiesa è costruita su uno sperone roccioso. All’interno, oltre all’altare maggiore, troviamo due altari laterali dedicati a San Pietro e a San Giovanni Battista. Di fronte all’altare maggiore, protetto da una balaustra, c’è l’accesso alla scala santa completamente scavata nella roccia. Essa conduce in una piccola grotta, un tempo a strapiombo sul fiume, dove i fedeli vedono nelle forme della roccia l’impronta del corpo del Santo. E’ questa la parte più importante del Santuario e rappresenta sicuramente l’originario nucleo del luogo del culto. I pellegrini toccano la roccia e si coricano sull’impronta del Santo per curare i dolori artritici.

Eremo di San Michele – Pescocostanzo

eremo-di-san-micheleChiesa rupestre del sec. XII/XIII (grotta-eremo). Si apre a 1.266 m s.l.m. ai piedi di una rupe che s’affaccia sul Quarto Grande, pendici del monte Pizzalto in località Pedicagna, di fronte a Colle Riina dove sono state rinvenute tombe longobarde. Unico insediamento di questo tipo sugli Altipiani Maggiori che compare una prima volta nel 1183 in una Bolla di papa Lucio III. Ha un fronte ad angolo. La facciata principale chiude la grotta dove è ricavato il vano chiesa. La facciata laterale più piccola chiude invece la zona romitorio (spazio abitativo). Probabilmente trattasi di un preesistente luogo di culto italico – romano, dedicato ad Ercole, di cui era molto diffuso il culto nell’area Peligna. Successivamente, con il diffondersi del Cristianesimo ma soprattutto con la presenza dei Longobardi nell’area, esso fu dedicato a San Michele Arcangelo, protettore del popolo germanico. L’interno è pavimentato con lastre in pietra e presenta un fine lavoro in pietra bianca locale, quello della balaustra, che chiude la zona presbiteriale, dove sul fondo rimane un piccolo altare ed una nicchia nella quale era la statua di San Michele Arcangelo.

Eremo di Sant’ Onofrio al Morrone – Sulmona

onofrioIn questo romitorio Pietro Angelerio, futuro Papa Celestino V, trascorse gran parte della Sua vita e sempre quì giunsero i Delegati del Sacro Collegio, con alla testa il Re Carlo D’Angiò ed il figlio Carlo Martello per annunciare la Sua elezione al papato. Ancora oggi il luogo conserva molto della sua antica suggestione. Su un piccolo slargo, da cui si domina tutta la Valle Peligna, si apre un portichetto che immette attraverso un altro spiazzo in un primo ambiente coperto di affreschi devozionali, diversi per epoca e valore, tra cui la Madonna in Trono affiancata dal sole e dalla luna. Nell’ oratorio, sempre scavato nella roccia, con belli affreschi duecenteschi, la volta dipinta di azzurro e punteggiata di stelle ed immagini eseguite dal Maestro Giovanni Gentile da Sulmona negli anni in cui Pietro si era ritirato in questi luoghi. Vi è tra le altre un’immagine del Santo in abiti papali, molto importante sotto l’aspetto iconografico perchè eseguita quando era probabilmente ancora in vita. La parete di fondo porta una Crocifissione con Maria e Giovanni ai piedi della Croce. Al centro un semplice ed antico altare in pietra reca incastonato nel centro un Crocifisso. Secondo la tradizione Celestino V vi celebrò la Messa in abiti pontificali prima di recarsi a Napoli. Proseguendo nella visita dell’Eremo, si possono ancora ammirare le cellette scavate nella roccia dove dimoravano Pietro e l’allievo prediletto, Frà Roberto da Salle. Da quì si può accedere al loggiato sottostante da cui si gode un’ampia veduta sul Santuario di Ercole Curino e sulla Valle Peligna e salire agli ambienti superiori e al giardinetto ricavato tra le rocce. Alla grotta sottostante si accede attraverso una scalinta esterna. In questa grotta che fu il primo rifugio di Pietro pare che i fedeli riescano a vedere il calco del corpo del Santo. Negli Eremi Celestiniani i fedeli da sempre celebrano riti apotropaici quali quello dello “strofinamento” sulle pareti rocciose oppure quello dell'”incubazione” all’interno delle grotte dove visse il Santo Papa affinchè questi luoghi sacri scaccino i dolori articolari e proteggano dal male. L’acqua che sgorga dalle rocce, ritenuta benedetta, viene raccolta in bottiglie dai fedeli.

Eremo San Bartolomeo in Legio – Roccamorice

san-bartolomeoL’Eremo di San Bartolomeo in Legio è uno degli Eremi Celestiniani della Majella più ameni e famosi. L’edificio si stende in uno scenario arido, sotto un costone roccioso che lo copre completamente, tanto da mimetizzarsi nella roccia. Fu costruito in un periodo anteriore al Mille e successivamente restaurato da Celestino V intorno al 1250 e da lui usato per le numerose quaresime a cui si sottoponeva. Agli ambienti dell’Eremo che è un piccolo convento nella roccia con attigua cappella si accede attraverso una scala scavata nella roccia, la Scala Santa, che porta ad una balconata rocciosa alla fine della quale si trova la chiesa. All’interno della chiesa si nota un semplice altare sui cui è posta la statua lignea di S. Bartolomeo, e sulla parete sinistra una vaschetta che raccoglie una modesta risorgenza d’acqua che i devoti ritengono miracolosa. Ogni anno il 25 agosto giungono a San Bartolomeo numerose compagnie di pellegrini. Dopo la messa scendono al fiume che scorre sotto il costone roccioso e si bagnano, ripetendo un rituale antichissimo. Compiuti vari atti penitanziali si fa colazione lungo il fiume e si risale all’Eremo per partecipare alla Processione che porterà la statua di San Bartolomeo nella chiesa di Roccamorice, dove resterà esposta al culto dei fedeli fino al 9 settembre. Come arrivare all’Eremo: Da Sulmona, dirigersi verso la Località Badia, alle pendici del Monte Morrone, superata l’Abbazia Celestiniana si sale verso la montagna su strada asfaltata fino al parcheggio Belevedere, da quì un sentiero a tratti scalinato ci conduce all’Eremo che si staglia in alto contro gli strapiombi tra le rocce.

Eremo San Giovanni all’ Orfento – Caramanico Terme

orfentoL’ Eremo di San Giovanni, è situato nella parte centrale della Riserva a quota 1227 m. L’accesso, previa autorizzazione del Comando Stazione Forestale di Caramanico, è quello per Piana Grande. L’asprezza del luogo induce il visitatore ad aggrapparsi agli appigli per le mani. Con tutta probabilità, lo scavo dell’Eremo così inaccessibile è stato favorito da una cavità preesistente.Una piccolissima croce sulla rocccia segna l’inizio della scalinata d’accesso, lunga circa otto metri e formata da venti gradini. Le stanze sono dotate di nicchie e sono raggiungibili tra loro grazie a due ingressi esterni.La più importante è quella che ha nel proprio interno l’altare , altro circa 1 metro, ed ha sul fronte un piccolo vano con funzione di tabernacolo. Risulta che Celestino V vi dimorò ininterrottamente dal 1284 al 1293.

Eremo Santo Spirito a Majella-Roccamorice

Santo_Spirito_a_MajellaL’Eremo di Santo Spirito a Majella è sicuramente il più grande e famoso di tutta la Montagna Madre, un piccolo Monastero costruito tra le rocce. Anche se ha subito diverse trasformazioni nei secoli, mantiene ancora il fascino dovuto alla stupenda posizione nella valle omonima. Non esiste una data precisa della sua origine, ma si suppone sia anteriore al Mille. La prima presenza a noi nota è quella di Desiderio, futuro Papa Vittore III, che vi dimorò nel 1053. San Pietro Celestino vi giunse nel 1246, e dopo aver costruito una chiesa dedicata allo Spirito Santo vi rimase, tra alterne vicende, fino al 1293 (circa 47 anni). Tra il 1310 e il 1317 vi fu abate il beato Roberto da Salle. Petrarca nominò questo eremo nel “De vita solitaria” definendolo come “uno dei luoghi più adatti all’ascesi spirituale”. Nei due secoli successivi il monastero fu abbandonato e solo nel 1586, con il monaco Pietro Cantucci da Manfredonia, la vita religiosa riprese vigore. Egli costruì la Scala Santa che porta all’oratorio di Santa Maria Maddalena. Negli ultimi anni del XVII secolo, il Principe Caracciolo di San Buono, vi aggiunse un edificio a tre piani e la foresteria. Oggi Santo Spirito presenta la chiesa, la sagrestia e un’ ala abitativa distribuita su due piani. Attraverso un lungo corridoio che poggia su una parete rocciosa si giunge alla foresteria (o Casa del Principe) di recente restaurata. Dalla foresteria si sale la Scala Santa, interamente scavata nella roccia, fino a giungere all’oratorio della Maddalena e a due grandi balconate rocciose.

Santuario di San Michele

Secondo la tradizione nel Santuario rupestre di San Michele visse per molti anni, San Tussio, un monaco eremita nativo di Bagno, frazione dell’Aquila. L’interno della grotta si presenta particolarmente suggestivo poichè nella penombra risalta la pietra dorata dell’altare, illuminato dall’alto da una grossa apertura naturale. Vicino l’altare è posto l’elemento più interessante dell’eremo: una colonna liscia sulla quale è poggiata una lastra quadrata che reca un’epigrafe sulla faccia superiore. All’esterno della grotta si trovano i resti di alcune cellette dove secondo la tradizione popolare vissero gli eremiti che accudivano al Santuario. L’8 maggio gli abitanti del luogo si recano in processione al Santuario partendo dalla Chiesa di S. Maria Assunta di Bominaco. L’eremo si raggiunge a piedi in circa 15 minuti dallo spiazzo antistante la Chiesa di S. Maria Assunta prendendo una stradina che porta al Castello. In corrispondenza di una curva si imbocca a sinistra un sentiero che conduce all’Eremo.

Continua …

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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