Già sul finire dell’epoca napoleonica iniziò in Abruzzo la diffusione della Carboneria, i cui simboli si cominciano a trovare in calce ad alcuni documenti, soprattutto diplomi di Maestro. Si tratta di segnature carbonare in codice, alcune delle quali precedono le firme (tre o cinque puntini tra due linee parallele, o cinque puntini tra due linee parallele), altre le seguono (tre puntini a triangolo). Le segnature indicavano che i sottoscrittori erano fratelli o anche buoni cugini
I tre punti tra due linee indicano il grado di apprendista carbonaro, i cinque punti quello di maestro carbonaro. Le segnature in questione si ritrovano non solo nei diversi brevetti di Logge massoniche del Grande Oriente di Napoli, ma soprattutto nei brevetti di vendite carbonare successivamente al 1810. È quindi evidente l’uso delle doppie firme carbonare e massoniche negli stessi documenti. Tra le diverse Logge massoniche di ispirazione carbonara esistenti in Abruzzo nei primi anni del 1800 ne figurava una a Teramo, la R. L. Figli del Gran Sasso d’Italia, fondata il 28 settembre 5811 Anno di Vera Luce, (1811).
Un’altra ne figurava a Città Sant’Angelo (che allora faceva parte della provincia di Teramo), la Scuola di Salomone, fondata il 28 luglio 5809 Anno di Vera Luce (1809). Entrambe vengono riportate nell’elenco delle Logge del 1813 ritrovato nella corte del Barone Orazio de Attelis, che nel 1820 fu uno degli estensori degli Statuti generali del Rito Scozzese, e pubblicato da Ulisse Bacci. Non è possibile stabilire con precisione quali fossero i rapporti tra gli affiliati a queste Logge e gli aderenti alla Carboneria, ma è certo che erano moltissimi i casi di doppia appartenenza alla Carboneria e alla Massoneria. D’altro canto, alcuni autori avanzano la cifra colossale di 642.000 (seicentoquarantaduemila) affiliati alla Carboneria italiana nel 1819. È evidente che non tutti i carbonari erano massoni, ma è certo che la Carboneria sorse dal seno della Massoneria, con riti, simboli e formule pressoché uguali.2 Se ancora oggi si studiano rapporti tra Carboneri e Massoneria, nell’intento di chiarirli sia sul piano storico che su quello culturale, la derivazione dei prini dai secondi è dato acquisito. Scrive Beniamino Costantini: “Come è noto la Carboneria sorse nel seno della Massoneria, con riti, simboli e formule pressoché uguali; e v’ha chi sostiene che avesse origine nei monti Abruzzesi. La Carboneria prese nome dal ‘carbone’ il quale purifica l’aria e, quando arde nelle abitazioni, ne allontana le bestie feroci. ‘Pulire le bestie dai lupi’ significava, infatti, per i nostri carbonari liberare la patria da stranieri e da despoti.” Anche Giovanni Pansa teorizza una derivazione della Carboneria dalla Massoneria, scrivendo: “il seme sparso durante l’occupazione francese di Giuseppe Napoleone non fu però seme infecondo, si radicò in Abruzzo la setta della Carboneria, ritenuta generalmente una riforma del massonismo, allo scopo di educare il popolo e di distruggere l’influenza del regime borbonico, che mirò poi al riscatto nazionale ed ebbe la virtù di non cedere alle lusinghe dei napoleonidi, che ne volevano trar vantaggio, e la forza e la costanza di resistere alla violenza di Antonio Capece Minutolo, principe di Canosa (1763-1838), ministro di polizia di Ferdinando I delle Due Sicilie, che voleva annientarla”.4 Secondo Beniamino Costantini le vendite carbonare erano in Abruzzo numerosissime, più nel teramano, meno nel chietino e meno ancora nell’aquilano.
Il Grande Oriente di Napoli emanò il giorno XIX del mese IX dell’Anno di Vera Luce 5813 (1813) una circolare indirizzata a tutte le Logge e ai capitoli regolari dipendenti, nella quale si ricordavano le norme procedurali ed organizzative del Grande Oriente e si trasmetteva il “Quadro delle LL:: Regolari dipendenti dal G:. O:. di Napoli per l’Anno Massonico 1813“. Il “quadro” è una miniera di nomi e informazioni che permettono di collocare Logge e venerabili di cui si avevano solo frammentarie notizie, legate, per lo più, a studi settoriali. Le Logge abruzzesi risultano complessivamente nove. A Chieti v’era la Perfetta Unione, di Rito Riformato, il cui Venerabile era Domenico Castiglione, mentre il Deputato di Loggia era Sabino Belli. Risulta come Loggia fondatrice del Grande Oriente. Nel corso di uno studio sulla sfragistica carbonara abruzzese, gli autori si sono imbattuti in due sigilli attribuiti erroneamente a “vendite”, ma effigianti in realtà il timbro della Parfaite Union teatina e quello della R.L. La Filantropia all’Oriente di Penne. Di quest’ultima il Deputato di Loggia era Pasquale Marotta. A Lanciano c’era La Concorde, di cui ci siamo diffusamente occupati nei capitoli precedenti, che, pur risultando anch’essa come Loggia fondatrice del Grande Oriente, non comunicava il nome del Maestro Venerabile, ma solo quello del Deputato: il FR:. Luigi Caravoglia. A Pescara esisteva la Loggia Amici Riuniti, anch’essa fondatrice, aderente al rito riformato, ma anch’essa non indicava né il Venerabile né il Deputato, così come la Loggia teramana Figli del Gran Sasso. di Teramo, di cui veniva riportata solo la data della costituzione: 28 settembre 5811 A:. di V:: L:. (1811). A Città Sant’Angelo operava la Loggia Scuola di Salomone, fondata il 28 luglio 5809 di V:. L:. (1809) e ad Ortona la Alleanza, fondata il 27 febbraio 5813 di V.: L.: (1813). Di quest’ultima erano rispettivamente Venerabile Savatore Marengo e Deputato di Loggia Brancia. A Sulmona veniva certificata l’attività latomistica della Loggia Perfetta Amicizia, di rito riformato, la cui data di fondazione era il 27 febbraio 5813 di V.: L.: (1813). Venerabile era Antonio Siciliani e Deputato Ottavio Tarsia. Anche nel piccolo comune di Guardiagrele, nell’entroterra teatino, v’era un’Officina dal titolo distintivo Montanara. Aveva una peculiarità posseduta dalla sola Loggia di Ortona in Abruzzo: lavorava con il Rito Scozzese Antico e Accettato. Nel “Quadro delle Logge in istanza di costituzione presso il Grande oriente di Napoli” compare anche la Loggia Amici della Virtù, di rito riformato all’Oriente dell’Aquila, costituita il 10 novembre 5813 di V.: L.: (1813). La Loggia aquilana non trasmetteva il nome del Venerabile, ma solo quello del Deputato: Nicola De Tommasi. Nel “Quadro delle LL:: Regolari dipendenti dal G:. O:. di Napoli per l’Anno Massonico 1813″ venivano riportati solo due capitoli dei Corpi Rituali in Abruzzo, entrambi di rito riformato. A Chieti v’era la Sincera Fraternità, con presidente Luigi Amato e con Deputato il Leroux, intimo amico e collaboratore del Briot. La firma di quest’ultimo, si può osservare nel secondo e nel terzo dei documenti di Lanciano analizzati nel secondo capitolo. Nel “diploma Renzetti” antepone i 5 puntini tra due linee parallele, segno distintivo del grado di maestro carbonaro, nel terzo documento si firma, invece, R+C, che sta per Principe Rosacroce, attuale 18° grado del rito scozzese antico e accettato. L’altro capitolo del Rito era a Lanciano, costituito, come apprendiamo dall’elenco del Grande Oriente di Napoli, il 15 novembre 5811 di V.: L.: (1811) e presieduto dal francese Oduard, membro della Carboneria col grado di apprendista.
La Vendita all’Ordone di Corropoli
Un documento rimasto a lungo inedito ci fa conoscere quanto fosse estesa nel teramano la rete delle vendite carbonare e a quali importanti personaggi facesse capo, prima di tutti l’Intendente Nicola Lucenti, che appena tornato a Teramo, ai primi di dicembre fu il punto di riferimento per tutti i carbonari. Proprio all’Intendente Lucenti il 9 novembre 1820 indirizzava uno scritto Gaetano Cinzii, Gran Maestro della Vendita all’Ordone di Corropoli, il cui motto era, come risulta dal sigillo che compare sul biglietto stesso, Libertà o morte. Nella missiva, che riportava come intestazione il consueto A.G.D.G.M.D.U. e D.N.P.S.T e poi altre abbreviazioni massoniche, Cinzii, che si qualificava anche membro della I.(ntendenza) P.(rovinciale) e Ispettore del Cordone da S. Egidio a Colonnella, informava l’Intendente, facendo seguito ad un altro suo rapporto di due giorni prima, che Colonnella aveva provveduto alla copertura di quattro posti: Martinsicuro, Passo dell’Avena, Casagreca e Cimiconi. Controguerra aveva provveduto alla copertura di altri cinque: Franceschini, Camajoni, Sbraccia, Cosenza e Commenda. Il suo Ordone avrebbe dovuto provvedere alla copertura di un solo passo, proprio al centro del Cordone, ma “non avendo linea limitrofa” ed essendoci di fatto un vuoto nella linea di Controguerra, aveva fatto “piazzare” dai suoi i posti di Michelessi, Panichi, Malaspina e Ciaffò, dove aveva fatto risiedere il Capo al fine di raccogliere le notizie di tutto il Cordone, anche succedendo all’Oriente di Nereto, che in precedenza occupava quei passi. Intanto Torano e S. Egidio restavano inoperosi, ma lui sarebbe tornato l’indomani a visitare il Cordone. Pregava però l’Intendente Lucenti di invitare il Gran Maestro di Controguerra a fornire olio e legna ai passi del suo territorio e di ordinare ai Gran Maestri di tutta la linea di porsi in attività e di riconoscere quale Ispettore del Cordone e perciò di tenerlo informato di ogni evento.20 Proprio l’Intendente Lucenti, con la collaborazione del Comandante Forcella, assunse il compito, di cui si erano fatti carico i carbonari, di costituire la Legione Provinciale dopo le Grandi Potenze avevano espresso la loro avversità alla concessione della costituzione da parte del del Re delle Due Sicilie. Vennero dati ordini per la confezione di uniformi, giberne e per l’arruolamento, che venne forzato con minacce di fucilazione e ricorrendo anche a mezzi violenti, chiamando infermi, vecchi, ammogliati, impiegati e anche indidivui del tutto inabili al servizio militare. Vennero approvvigionati il Forte di Civitella del Tronto, Montorio, Bisenti. Alla mancanza di fucili si sopperì con l’ammasso di lance in grande quantità.
Elso Simone Serpentini, Loris Di Giovanni, STORIA DELLA MASSONERIA IN ABRUZZO, Artemia Nova Editrice, 2019.
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