Castello Marcantonio
L’abitato di Cepagatti, di origine romana, presenta una continuità di insediamento mai interrotta, confermata peraltro dai numerosi ritrovamenti archeologici. Cepagatti è citato nel “Catalogus Baronum” del 1147 dove si rileva il numero di militi che ogni comunità era tenuta a fornire per le campagne crociate. Fu feudo in epoca angioina ed affidato alla famiglia dei Valignani di Chieti che lo tenne per lunghissimo tempo. Tra gli edifici più importanti e caratterizzanti l’intero complesso del centro storico spicca il Castello che fu appunto dei Valignani e che oggi è denominato complesso della Torre Alex. Il complesso di Torre Alex, assieme alla chiesa di Santa Lucia, costituiscono la matrice ordinatrice dell’abitato: i luoghi rappresentativi del potere temporale e del potere spirituale, ben distinti e riconoscibili. Il complesso architettonico del palazzo, dichiarato con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di particolare interesse culturale, è costituito da vari corpi di fabbrica tra in quali spicca il torrione medievale meglio noto come “Torre Alex”, l’antico castello dei Valignani, che sorge sui resti di una villa di epoca romana, e la chiesetta di san Rocco. Il complesso monumentale rappresenta una parte consistente del centro storico costituendone di fatto l’ingresso monumentale. Il progetto di restauro del complesso con la realizzazione all’interno di un ristorante ha individuato proprio nelle preesistenze l’elemento da cui partire, cardine stesso del progetto.
Finalmente recuperato e restaurato con una operazione che potrà essere di esempio nell’ambito del restauro e recupero dei beni culturali. Costituisce un raro esempio nella nostra Regione di come si possa creare una realtà produttiva nel pieno rispetto delle esigenze di tutela del bene, e che anzi fa del rispetto per il monumento il proprio importante e suggestivo valore aggiunto. Il bene culturale è il fulcro attorno al quale organizzare lo spazio, l’elemento di peculiarità che rende il tutto un unicum nel territorio. Gli ambienti sono stati rispettati e recuperati nella loro concezione originaria, sono stati conservati gli elementi originari, anche strutturali, e nel contempo sono state realizzati gli impianti necessari per la modernizzazione, scegliendo con cura il posizionamento delle macchine, gli alloggiamenti delle linee ed i sistemi di mascheramento. Durante tutto il processo di realizzazione è stata instaurata una continua e proficua collaborazione tra i proprietari e la Soprintendenza, attraverso incontri e sopralluoghi nel pieno rispetto dei ruoli, con conseguimento di risultati che soddisfa pienamente l’amministrazione e pone anche qui le basi, con l’esempio concreto, dei principi già espressi nella carta di Amsterdam: si può perseguire lo sviluppo economico nel pieno rispetto delle esigenze di tutela. Per il progetto di restauro del complesso della Torre Alex un sentito ringraziamento va fatto ai proprietari che hanno saputo esercitare la virtù della pazienza cogliendo sempre pienamente lo spirito di contributo fattivo della Soprintendenza anche laddove è stato chiesto molto.
Le origini antiche del castrum
Il Castello Valignani di Cepagatti, oggi Marcantonio, che oggi potete ammirare nella sua splendida immagine rivitalizzata dagli articolati restauri appena completati, andò sviluppandosi fra altomedioevo e medioevo sul sito di una ben più antica villa romana, realizzata nel suo primo impianto in posizione dominante sulla vicina vallata del iume Pescara fra tardissima età repubblicana ed inizi dell’età imperiale (secoli I a.C. – I d.C.), al crocevia e quindi a controllo di due assi viari di fondamentale importanza nell’assetto della vallata del iume Pescara, il percorso antico che collegava Pinna Vestinorum (Penne) a Teate (Chieti), ancor oggi corrispondente con qualche variazione alla S.S. 81 Picena-Aprutina, e l’altro antichissimo tracciato viario che, ben prima della realizzazione della via Claudia-Valeria, andava di qui a ricollegarsi al percorso dello storico Tratturo L’Aquila-Foggia, per poi risalire a Forca di Penne, proseguire nell’attuale Aquilano, e raggiungere le aree interne della regione. L’impianto è stato compiutamente ricostruito a partire dall’analisi delle strutture emergenti e degli ampi scavi ivi condotti, particolarmente quelle che sono state adeguatamente rilette e studiate nel sottosuolo del Castello
in occasione dei lavori qui presentati, e si presenta dotato di ampia struttura terrazzata, con grandi cisterne e strutture in accurata opera reticolata. Il complesso presenta anzitutto un imponente assetto terrazzato, di pianta all’incirca rettangolare, corrispondente proprio al centro storico altomedievale e medievale di Cepagatti sopra di esso sopravvissuto, e che risulta sostruito fra via S. Rocco e la sottostante via Marconi da un potente muro in opera reticolata, in parte visibile in un terreno limitrofo alla chiesa di S. Rocco, ove rimase in uso con successivi rifacimenti come parte delle mura altomedievali e medievali dell’insediamento, ed in parte inglobato nelle case costruite lungo via Marconi, anche se con allineamento sia pur di poco divergente. Subito alle spalle del muro, a sostitire evidentemente la struttura definendo un ampio terrapieno su cui vennero poi realizzate le strutture della grande villa, furono costruiti due lunghissimi vani con pianta rettangolare, potenti muri in calcestruzzo, e volta a botte, fra loro sostanzialmente allineati. Il primo fra essi, in calcestruzzo rivestito di cocciopesto, appare evidentemente riconoscibile come una grande cisterna, che presenta pianta rettangolare con volta a botte, lunga m 21,29 (= 72 piedi romani), ed è ubicata al di sotto di via S. Rocco proprio di fronte ai sotterranei del Castello Marcantonio in adiacenza della base della Torre Alex. Il secondo di essi, anch’esso ubicato sotto il prosieguo di via S. Rocco, presenta simile pianta rettangolare allungata, con analoga copertura di volta a botte, e, pur allineata con la precedente, non risulta con essa in perfetto asse, presentandosi infatti spostata sia pur di poco verso sud-est, il che potrebbe suggerire uno sviluppo dell’impianto per fasi da un originario nucleo corrispondente proprio all’area di Castello Marcantonio.
Il muro esterno della struttura, attualmente parcellizzata fra varie proprietà che la utilizzano come cantina ed oggi visibile all’interno di due cantine di proprietà Nardicchia, risulta realizzato in opera reticolata (secolo I d.C.), elemento che documenta come dunque la struttura, a di<erenza della precedente del tutto interrata, in questo punto costituisse il fronte visibile della villa verso l’esterno. Gli scavi condotti al piano seminterrato di Castello Marcantonio hanno rimesso in luce vari altri resti murari riferibili al complesso della villa, anzitutto ben quattro strutture in calcestruzzo direttamente connesse alla struttura della grande cisterna, sul cui muro esterno riulta visibile ad una quota notevolmente superiore a quella dell’invaso interno un piano anch’esso foderato in cocciopesto che sembra suggerire che verso l’esterno potesse esistere una seconda cisterna. Ad essa sembrerebbe collegato una sorta di collettore, forse per il troppo pieno della vicina cisterna, perché non ad altro sembrerebbero attribuibili i due muri che proseguono sin quasi verso via Marconi, a testimoniare il fatto che su questo fronte la grande villa romana doveva spingersi verso sud con un affaccio non molto diverso da quello dell’attuale Castello.
Di Andrea R.Staffa
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