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Castelli la capitale della ceramica

La storia di Castelli si intreccia indissolubilmente con quella dell’antica Valle Siciliana. Le origini del borgo risalgono all’epoca dell’incastellamento, sul finire del IX secolo. Durante il periodo medioevale Castelli fu feudo dei locali Conti di Pagliara, che governarono a lungo tutta la vallata. I conflitti tra Francia e Spagna per il dominio sull’Italia, ebbero riflessi diretti anche sull’Abruzzo, testimoniati dai casati che si alternarono alla guida del borgo. Agli inizi del XV secolo Castelli finì sotto il dominio dei Riccardi di Ortona e, nel 1454, degli Orsini. Nel 1526, Carlo V, trasformato il feudo in un marchesato, ne cedette la signoria a Don Ferrante Alarçon y Mendoza.

L’avvento del casato aprì agli artigiani castellani le porte delle più importanti corti europee. Come uno scrigno che custodisce gelosamente i suoi tesori, il borgo presenta esempi straordinari dell’arte abruzzese. Un viaggio allo loro scoperta può iniziare da Piazza Roma, con la visita alla parrocchiale di San Giovanni Battista, che ospita una pregevole statua lignea del XIII secolo, raffigurante Sant’Anna con Maria Bambina e una magnifica pala d’altare, interamente maiolicata. Dall’interno del borgo ci si sposta verso l’esterno per visitare San Donato, chiesa di campagna dedicata, nel XV secolo, alla Madonna del Rosario. Nel 1963, Carlo Levi, trovandosi al cospetto dello splendido soffitto maiolicato della “cona”, unico esempio in Italia, la definì “Cappella Sistina della maiolica”. Sempre fuori dall’abitato meritano una visita l’ex convento dei Francescani, oggi sede del Museo delle Ceramiche, e la chiesa di San Rocco, di epoca rinascimentale.

“La Cappella Sistina della maiolica” è un grande capolavoro. Composto da circa 800 mattoni votivi, dai colori brillanti, decorati con simboli astronomici e geometrici, stemmi araldici e motivi floreali, è opera di tutti i ceramisti castellani. Il magnifico soffitto di San Donato è un’opera dal valore inestimabile e soprattutto la testimonianza che la ceramica di Castelli rappresenta ancora oggi una delle gemme più preziose dell’intero Abruzzo. L’arte, la natura, le memorie storiche e i personaggi illustri fanno da sfondo all’ingegno e all’operosità degli artigiani del borgo, i quali hanno trasformato passione e creatività in arte pura, realizzando produzioni di una raffinatezza straordinaria. Quella di Castelli è una tradizione antichissima, che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione. Una bagaglio di valori e di saperi che ha saputo attraversare il tempo e che, con grande successo, rivive ancora oggi nell’attività delle piccole imprese locali che continuano a produrre opere di valore assoluto. Tanto impegno ha permesso alla fama del borgo di superare i confini regionali e nazionali, approdando, con i suoi capolavori, in collezioni private e nei più celebri musei del mondo: dal Metropolitan al British, fino all’Hermitage e al Louvre. Una vocazione assoluta, frutto di una grande passione: quella per la ceramica, che ha reso Castelli famoso nei secoli, facendogli guadagnare il meritato appellativo di “patria della ceramica abruzzese”. Per comprendere come sia stata conquistata tanta popolarità, occorre tonare indietro nel tempo, fino all’anno Mille, quando nel borgo si insedia una comunità di Benedettini. L’edificazione dell’abbazia di San Salvatore è soltanto la prima testimonianza della loro presenza, che si ricorda per l’introduzione della ceramica. I monaci, infatti, insegnarono alla popolazione locale a produrla, sfruttando le risorse della terra, disponibili in abbondanza: l’argilla, materia prima preziosissima, offerta dai calanchi; l’acqua pura, proveniente da copiose sorgenti, per il suo impasto; la legna, raccolta da rigogliose faggete, per alimentare i forni e provvedere alla sua cottura.

Quella che nacque come attività domestica per la costruzione di utensili, divenne una vera e propria arte, che modificò per sempre le sorti di una collettività che da silvo – pastorale si trasformò in una società dinamica. Altra tappa fondamentale nella storia della ceramica castellana è rappresentata dal periodo di dominio degli Orsini, a metà del ‘400, e dei Mendoza, agli inizi del ‘500. Con gli Orsini le botteghe contavano su un considerevole giro d’affari e su consolidati rapporti culturali con Napoli e Faenza. Nel corso del ‘500 inizia una produzione di opere originali e di grande qualità, attribuite principalmente alla famiglia Pompei, cui si deve la realizzazione del celebre corredo per la farmacia degli Orsini Colonna. Anche con l’avvento dei Mendoza agli artigiani castellani si aprirono le porte delle più importanti corti europee, grazie alle produzioni di grandi maestri, rappresentati dalle famiglie dei Grue, dei Gentile e dei Cappelletti, che ebbero il merito di creare capolavori apprezzati e richiesti dai sovrani di tutta Europa. La tradizione ceramica di Castelli rivive oggi all’interno di due interessanti spazi espositivi: il Museo delle Ceramiche e la Raccolta Internazionale d’Arte Ceramica Contemporanea. Il Museo, momentaneamente inagibile a seguito del sisma del 2009, è ospitato nell’ex convento francescano di Santa Maria di Costantinopoli. Nelle sue sale viene ripercorsa l’evoluzione storica della maiolica castellana, attraverso l’esposizione di splendidi oggetti, tra cui spiccano alcuni esemplari della collezione “Orsini Colonna”. Nei locali dell’Istituto Statale d’Arte “F.A. Grue” è invece ospitata la “Raccolta” che conta circa 500 opere, donate da famosi artisti nazionali ed internazionali. Da segnalare, infine, il Presepe Monumentale. Allestito sempre nei locali dell’Istituto d’Arte, il complesso si compone di 65 statue, realizzate tra il 1965 e il 1975. Bellezza ed innovatività hanno permesso al presepe di essere esposto anche a Roma, Betlemme, Gerusalemme e Tel Aviv.

Foto tratta da https://aroundabruzzo.com/

Scoprire Castelli equivale ad apprezzarne anche “l’anima naturalistica”. Situato nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il borgo è un’ottima base di partenza per ascensioni al massiccio del Gran Sasso d’Italia. Le sensazioni che soltanto la vetta più alta dell’Appennino può regalare, si sommano a quelle offerte dalle escursioni sul Monte Camicia che, con la sua severità, domina l’abitato. Affacciarsi dai suoi “balconi”, per godere di un magnifico panorama, è un’esperienza che si consiglia a quanti vogliono provare un’emozione unica, all’insegna della natura incontaminata. Sapori e piatti tipici Oltre che per i prodotti e i piatti tipici della cucina teramana, la gastronomia castellana si segnala per la bontà ed originalità delle “tacconelle con le voliche”, maltagliati in bianco, conditi con una squisita verdura selvatica che cresce a più di 2.000 metri di altezza. Altrettanto gustose sono le proposte dolciarie che presentano “mustaccioli”, “bocconotti” e “finocchietti”. Eventi e manifestazioni Nel corso dell’anno Castelli è teatro di numerosi eventi. Nel mese di gennaio, precisamente il 17, si accende un grande falò in onore di Sant’Antonio. Intorno al fuoco, benedetto insieme agli animali, si crea un clima di festa, con canti e balli popolari, dove si gustano patate e salsicce, accompagnate da buon vino. Si passa poi al mese di luglio. A partire dall’ultima settimana, e fino alla fine del mese successivo, le vie del borgo ospitano una mostra mercato dell’artigianato ceramico. Il 15 agosto si può assistere al tradizionale “lancio del piatto”, che vede gli abitanti di Castelli lanciare dal belvedere piatti di terracotta. Sempre ad agosto si svolge il Festival della Storia dell’Arte, manifestazione culturale che affronta tematiche legate alla storia dell’arte. Il calendario degli eventi si chiude a dicembre, con la rassegna “Castelli di Natale”. Turisti e curiosi possono ammirare lungo le vie del borgo ceramiche destinate all’addobbo dell’albero. All’insegna della gastronomia, ancora nel mese di agosto, si segnalano alcune sagre nelle frazioni: quella della mortadella alla piastra di Colledoro e quella degli arrosticini di Befaro.

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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