Cent’anni fa, il 13 gennaio 1915, un rovinoso terremoto sconvolse il Fucino e l’area della Marsica, nell’Abruzzo aquilano e provocò oltre trentamila morti. Caddero anche i paesi della Valle Roveto.
Quei terribili momenti sono stati così rievocati in uno spettacolo teatrale a Morino:
“Quando una mattina presto, quando tutti o la maggior parte stavano a dormire, qualcuno si stava vestendo, qualcun altro stava andando a lavorare, qualcuno stava in chiesa proprio mentre il prete alzava l’ostia rimasero tutti fermi come per capire che stava succedendo. «Sant’Emidio fa che finisce» «Sant’Emiddio pareva che il vento era entrato dentro le case e faceva alzare il tetto» poi i muri si giravano tutti quanti, sembrava che la terra stesse girando le case”
Morino Vecchio è uno dei borghi montani devastati dal quel terremoto. Sorge su un colle della Val Roveto, a presidio del fiume Liri. Oggi ai suoi piedi si stende il paese di Morino Nuovo, capitale di una bella Riserva naturale dedicata a una cascata (“Zompo lo Schioppo”) che scroscia ai piedi dei monti Ernici. Ma in occasione del centenario del terremoto, quel vecchio borgo, devastato e abbandonato, sta riprendendo vita. L’intera comunità di Morino vuole farlo risorgere. Lo ha ripulito, restaurato, illuminato, messo in sicurezza. L’ha attrezzato con sentieri, percorsi e pannelli informativi. Per i visitatori di oggi diventa così un luogo da visitare, un curioso ‘spaccato’ dei modi di vivere del passato. Ma vogliamo credere che sia anche un nobile modo di tener viva la memoria delle innocenti vittime di cent’anni fa.
La cascata di Morino Vecchio
La cascata dal nome assai curioso di Zompo lo Schioppo si trova nella Valle Roveto, estrema propaggine dell’Abruzzo verso il Lazio. Questa cascata, molto spettacolare, deve il nome, abbastanza inusuale, alla parola dialettale “zompo”, che significa appunto salto. Ed è proprio un gran salto quello che le sue acque fanno per scendere a valle dalle cime dei Monti Cantari, nei pressi del paese di Morino. Il nome non è la sola cosa che stupisce in questa meraviglia naturale; l’altezza del suo dislivello, quasi cento metri, la rende così poderosa da aver scavato nella roccia ai suoi piedi una sorta di ampia vasca naturale, e il fragore del suo scroscio, nei periodi di massima portata, è davvero assordante. Questa meraviglia naturale si trova in un paesaggio di grande suggestione, ai piedi delle bellissime faggete del Viglio e del Crepacuore, un’area protetta con l’istituzione, nel 1987, di una Riserva Naturale Regionale che si estende su una superficie di 1025 ettari. Merita una visita soprattutto in tarda primavera, perché il disgelo delle nevi regala alla cascata una portata d’acqua maggiore e il suo salto diventa veramente spettacolare.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.