Tratto da Terre di Cerrano
Nel tratto teramano, fra due Comuni, Pineto e Silvi, l’area marina delimita sette chilometri di costa. Nel nome, in realtà un toponimo, “Torre di Cerrano”, i simboli della storia e dell’identità di questo territorio. Cerrano, il torrente che scende dalle colline di Atri – dove si trovano gli splendidi calanchi, altra area protetta – e sfocia nella marina di Silvi, e la Torre, costruita nel XVI secolo 1568 dagli spagnoli, baluardo contro i pirati saraceni. Il fortilizio si affaccia fra le dune, completamente restaurato e sede del Centro di biologia marina, a due chilometri dal centro di Pineto. L’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” è istituita con il Decreto del Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare del 21 ottobre 2009 pubblicato in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 80, serie generale, del 7 aprile 2010, dove è riportato anche il Decreto del Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare del 28 luglio 2009 n. 218 recante la Regolamentazione delle attività.
Sostanzialmente il Regolamento non è molto più restrittivo delle norme vigenti per la nautica da diporto. Un regolamento più organico che riunisce, però, sotto una unica normativa il controllo di tali attività evidenzia alcuni aspetti di divieto assoluto come per alcune forme di pesca: subacquea e professionale, con strascico e turbosoffianti; così come per alcune attività sportive quali: lo sci d’acqua, acquascooter e similari. Anche lungo l’arenile vengono meglio specificati i divieti di pulizia della spiaggia con mezzi meccanizzati e l’accensione di fuochi in pineta. La fasca dunale sarà ancor meglio protetta con la realizzazione di passerelle sopraelevate che riducano ulteriormente il calpestio. Importanti sono le attività che divengono regolamentate come la pesca sportiva e artigianale, riservata ai soli residenti, o le visite subacquee, consentite solo tramite i locali centri di immersione. La navigazione a motore diviene regolamentata con limiti di stazza e di velocità, così come andranno osservate precise regole per l’ormeggio e l’ancoraggio. Ad evitare inconvenienti è sempre meglio prima informarsi o appoggiarsi agli operatori locali per le attività regolamentate.
Geografia e geomorfologia
L’Area Marina Protetta si estende fino a 3 miglia nautiche dalla costa e si sviluppa per oltre 7 chilometri dei quali 2,5km di duna sabbiosa lungo la riva. Esattamente dalla foce del torrente Calvano, che attraversa l’abitato di Pineto, fino al centro di Silvi, alla corrispondenza a mare della stazione ferroviaria. La superficie dell’Area Protetta è di circa 35 chilometri quadrati (3.430 ettari) e ricomprende una ristretta zona B, un quadrato di circa un chilometro di lato di fronte a Torre Cerrano, una zona C di circa 13 chilometri quadrati (1260 ettari), che si sviluppa per l’intera estensione del fronte mare fino a circa 2 chilometri dalla costa e un’ampia zona D, di forma trapezoidale, di circa 21 chilometri quadrati (2.111 ettari) che si estende fino al limite delle tre miglia; dove esiste il riferimento fisico a 17 metri di profondità costituito dalle barriere sommerse dell’oasi di ripopolamento ittico della Provincia di Teramo. L’area di Duna emersa è forse la più interessante da un punto di vista geomorfologico. I cordoni di sabbia disposti parallelamente alla linea di costa, si formano, oltre la zona sottoposta a variazioni di marea, in seguito all’accumulo della particelle sabbiose trasportate dal vento alla base dei cespugli di graminacee e della vegetazione tipica di questo ambiente. Questi luoghi sono di grande interesse in quanto rappresentano un’area di transizione tra due ambienti molto diversi: il mare e la terraferma. Ciò crea i presupposti per lo sviluppo di condizioni ambientali particolari in cui si sono evolute caratteristiche forme di vita vegetali e animali, specializzate a vivere in condizioni estreme. Le forti mareggiate, l’elevato grado di salinità presente sia sul substrato sia nell’aria, i forti venti, l’elevato irraggiamento solare e la carenza di sostanza organica nel terreno consentono la crescita solo a specie molto particolari.
Storia
La Torre è stata realizzata nella logica con cui prima gli svevi e, successivamente, i regnanti spagnoli sul Regno delle Due Sicilie, hanno cercato di difendersi dalle incursioni provenienti dal mare: una rete di caposaldi difensivi lungo la costa della riviera adriatica e tirrenica nel centro-sud della penisola. La sua costruzione risale al 1568, per opera del Reame spagnolo di Napoli Alfonzo Salazar sulle rovine di una torre più antica, già restaurata nel 1287. Sembra segnalare dal suo piccolo promontorio, circondata da caratteristici e contorti pini d’Aleppo, che lo specchio di mare lì di fronte conserva i resti del passaggio di tante navi: romane e greche, turche e saracene, veneziane ed amalfitane che percorrevano le coste abruzzesi ed in generale quelle adriatiche per saccheggiarle ed invaderle. Tra mori e saraceni, turchi e balcanici, ma anche veneziani e amalfitani, le coste abruzzesi, lungo tutto il medioevo, sono state oggetto di continue visite indesiderate da parte di invasori stranieri. Quelli che nella fantasia popolare potremmo identificare come “pirati”. Ma ricerche di archeologia subacquea, recentemente condotte, hanno rilevato nello specchio di mare antistante la Torre la presenza di grandi blocchi di pietra d’Istria, confermando la presenza di manufatti di epoca romana di cui spesso si è parlato. Quello sommerso davanti la Torre del Cerrano è comunque un approdo antecedente, a quello ben conosciuto, che tanto fu utilizzato in epoca medievale e che arrivò pienamente funzionante fino al 1447, quando la flotta della Repubblica di Venezia devastò sistematicamente gran parte dei porti dell’Adriatico, fra cui quello di Cerrano.
Fauna
Puntuali, subito dopo le rondini, all’inizio di primavera, arrivano i fratini, quei piccoli uccelli bianchi e marroni con la testolina nera che si vedono, in particolare al mattino presto o nel tardo pomeriggio, sul bagnasciuga delle nostre spiagge. Lo specchio d’acqua dell’area marina di Torre Cerrano, presenta due tipologie ambientali ben distinte e in stretta relazione tra esse: i tipici fondali sabbiosi adriatici, che caratterizzano la porzione più estesa dell’area, e alcune parti di scogliere di fondo determinate sia dai massi semisommersi dell’antico porto di Atri che da alcuni affioramenti di formazioni geologiche conglomeratiche. Nell’area è presente un buon numero di specie animali marine sia pelagiche che bentoniche e un piccolo ma nutrito contingente di specie vegetali. Oltre ai bellissimi esemplari di un piccolo e raro gasteropode endemico dell’adriatico come la Trivia adriatica e alle imponenti biocostruzioni della Sabellaria halcocki, nell’ambiente subacqueo dell’area protetta, è facile imbattersi con svariate specie di pesci e molluschi tra i quali spiccano gronchi, spigole, sogliole e saraghi che vivono a contatto con i fondali sabbiosi caratterizzati da estesi e importanti banchi di Chamelea gallina (vongola comune). Sulle dune dell’Area marina protetta, oltre all’osservazione di moltissime e interessantissime specie di insetti come lo Scarabeus semipunctatus e il raro Lamprinodes pictus, è interessante osservare la presenza di specie di avifauna insolite e particolari. Qui nidifica il fratino (Charadrius alexandrinus), raro uccello migratore che frequenta la spiaggia da aprile a settembre inoltrato e che torna ogni primavera per la deposizione delle proprie uova. Nell’area non è raro imbattersi nel passaggio di specie migratrici o comunque di estrema mobilità, sia avifauna, dai migratori che usufruiscono delle aree umide della Foce del Fiume Vomano agli uccelli pelagici come le Berte che nidificano alle Isole Tremiti, sia specie marine come delfini e tartarughe marine.
Flora
La costa è caratterizzata da ambienti di costa bassa e sabbiosa, tipica dell’adriatico, in cui è possibile osservare una importante presenza di vegetazione dunale psammofila con stupendi esemplari di Giglio di mare (Pancratium maritimum), di Verbasco del Gargano (Verbascum niveum subsp.garga nicum), di Soldanella marittima (Calystegia soldanella) e di Euforbia di terracina (Euphorbia terracina). Nell’area nord, a ridosso dell’imponente e storica pineta a Pino da pinoli (Pinus pinea) e a Pino d’aleppo (Pinus halepensis), è inoltre presente una densa popolazione del rarissimo Zafferanetto delle spiagge (Romulea rollii). Tipica la vegetazione dunale da macchia mediterranea, sul tratto di costa si alternano ambienti sub-rocciosi e sabbiosi, intervallati dalle dune. L’habitat marino è caratterizzato da diverse tipologie ecosistemiche presenti nella stessa Direttiva Habitat come ambienti prioritari da salvaguardare (1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina). Le segnalazioni di ritrovamenti in area di Cymodocea nodosa e Posidonia oceanica, inoltre, portano a considerare, la possibilità che nell’area siano ancora presenti lembi residui di praterie a fanerogame marine.
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