Strutture fantastiche, un tempo utilizzate come espedienti scenografici per feste e spettacoli barocchi: gli apparati diventano protagonisti e filo conduttore di una mostra le cui opere sono ideate e concepite per studiare la relazione che l’uomo instaura con queste strutture e gli elementi che le compongono. È proprio “Apparati” il titolo della personale dell’artista romano Giulio Rigoni, che sarà ospitata dal 25 marzo al 20 maggio a Ceravento, area di condivisione dell’arte e spazio culturale di Pescara. L’evento inaugurale si svolgerà sabato nella galleria di Corso Vittorio Emanuele II 161, alle ore 17, alla presenza dell’artista; poi la mostra sarà visitabile il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle 17 alle 19 e il venerdì e il sabato su appuntamento.
In un percorso avvincente ed emozionante, che si compone di dipinti a olio di varie dimensioni e disegni su carta, Giulio Rigoni narra, con l’eleganza, la delicatezza e la magia che caratterizza tutta la sua produzione artistica, il rapporto tra l’uomo e l’apparato inteso come oggetto effimero. In “Apparati” decorazioni e forme si combinano nella maniera più varia, libera e disinvolta. Costruzioni avvolte da vapori oppure arricchite da strani orpelli, pezzi classici che si innestano con elementi di altra epoca e provenienza. La ricerca pittorica di Rigoni passa per l’antico, ma da qui si discosta rapidamente entrando in un mondo altro, una quinta dimensione dove gli oggetti e le persone, grazie all’abile utilizzo dei colori e dei contrasti, sembrano muoversi nel silenzio assoluto del senza tempo, in un futuro antico, attirando la curiosità dell’osservatore e, soprattutto, invitandolo a sognare.
Chi è Giulio Rigoni
Foto tratta da MyWhere
L’artista romano, 47 anni, si distingue per il suo stile molto personale, che lo rende facilmente riconoscibile. Una pittura raffinata e intimista, a cavallo tra antico e moderno. Diversi i riconoscimenti internazionali ottenuti, tra cui la Biennale di Dakar, mostre a Boston, Parigi e recentemente a Londra. Nella ricerca di equilibrio tra estetica classica e modo di concepire le forme in chiave contemporanea, la sua arte si carica di immagini irreali, spesso incantate, sospese in atmosfere che suggeriscono tempi lontani, mitici, lasciando allo spettatore il compito di decodificarne il senso secondo una interpretazione personale. Dal punto di vista tecnico, pur sperimentando l’utilizzo di diversi materiali come carta, ottone e tessuto, la sua cifra è quella della pittura ad olio su legno, spesso impreziosita dalla foglia d’oro.
«Nel variegato mondo dell’arte contemporanea, alcune personalità più di altre, riescono con la propria opera a sollecitare la fantasia di chi osserva», scrive, nel testo che accompagna la mostra, Maria Letizia Paiato, storico e critico dell’arte. «È questo il caso di Giulio Rigoni che con i suoi apparati conduce lo spettatore verso mondi lontani, luoghi intrisi di una profonda cultura letteraria, che oscilla fra scenari d’ispirazione cortese ma anche barocca, lasciando spesso in chi guarda un forte dubbio sul “tempo”. I dipinti di Rigoni non hanno trama. Ciascuno è un’isola dove lo spettatore sovrappone le proprie emozioni ai soggetti, moltiplicando all’infinito le possibili espressioni della verità che oscillano costantemente fra sogno, fantasia e visione»
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