In una delle aree più protette d’Italia, al confine tra Abruzzo e Molise, in tre comuni della provincia di Isernia (Castel San Vincenzo, Pizzone e Montenero Valcocchiara) e in uno di quella di L’Aquila (Alfedena), ENEL Green Power è intenzionata a realizzare una centrale idroelettrica in caverna da 300 MW, quale potenziamento di una centrale già esistente
Il nuovo impianto, denominato Pizzone II, prevede la produzione di energia attraverso il ripompaggio in 8 ore di più di 2 milioni di metri cubi di acqua dall’invaso di Castel San Vincenzo a quello di Montagna Spaccata con conseguente abbassamento quotidiano del livello dell’acqua fino a 20 metri. Per farlo, oltre alla nuova centrale, è prevista la realizzazione di svariati chilometri di gallerie e condotte forzate, pozzi piezometrici, turbine, opere di presa e restituzione, cavi aerei e manufatti esterni di servizio come strade di accesso e piazzali. Solo per realizzare questi ultimi interventi si prevede il taglio di boschi e la cementificazione del suolo per decine e decine di migliaia di metri quadri.
Nei sei anni di lavori annunciati, si calcola che saranno asportati e movimentati 975.000 metri cubi di terreno per scavi e sbancamenti che, come ammesso dai progettisti, potranno influire sul contesto geomorfologico-idrogeologico, determinando pericolo di frane e inquinamento di corsi d’acqua e invasi.
L’area interessata è sottoposta ad una serie di vincoli che ne dovrebbero fare uno dei siti a maggiore tutela a livello europeo, nazionale e regionale.
Non solo: come segnalato dal WWF Molise, a meno di duecento metri da un’area destinata ad ospitare un deposito del materiale scavato, sono state rinvenute tracce inequivocabili del passaggio di un orso bruno marsicano, attratto dalla ricchezza di cibo a disposizione (fichi, corniole, faggiole).
Un progetto di tale portata, come purtroppo accade spesso in Italia, invece di essere illustrato e spiegato alle popolazioni coinvolte, agli enti locali e ai portatori di interesse, è andato avanti sottotraccia per essere pubblicizzato il 7 agosto, concedendo solo 30 giorni di tempo per presentare osservazioni nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale promossa presso il Ministero dell’Ambiente.
Malgrado il tentativo di far passare sotto silenzio l’intervento, la reazione di associazioni ambientaliste, operatori economici ed enti locali non si è fatta attendere: sono state organizzate assemblee pubbliche e presentate osservazioni tecniche da parte di associazioni, comitati ed enti locali, come il Comune di Castel San Vincenzo che ha evidenziato, insieme al fortissimo impatto ambientale, quello economico legato alla perdita di attrattività turistica.
A inizio settembre è poi arrivata la presa di posizione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che, nell’ambito del procedimento di valutazione avviato, ha dichiarato l’istanza dell’ENEL “assolutamente improcedibile”. A fronte di questa reazione, l’ENEL ha chiesto al Ministero dell’Ambiente di sospendere l’iter autorizzativo al fine di consentire una serie di confronti e approfondimenti con il territorio. Questa decisione rappresenta un primo, importante risultato della mobilitazione, ma non può considerarsi una vittoria. La sospensione dell’iter non è una rinuncia all’intervento, ma un semplice cambio di strategia dopo che il tentativo di procedere con il blitz di Ferragosto è naufragato.
L’Italia deve accelerare molto sulle rinnovabili ma dobbiamo puntare a minimizzare l’impatto, sia programmando bene l’uso del territorio, sia puntando sui progetti che da questo punto di vista offrono maggiori garanzie. Il progetto in discussione presenta criticità tali da non poter essere migliorato, richiedendo al contrario un totale cambio di impostazione attraverso una sua esplicita rinuncia.
Il Consiglio Regionale del Molise ha votato no al progetto. Il WWF Abruzzo ha scritto ai consiglieri regionali per chiedere che anche loro boccino il progetto.
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