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Le grotte di Pietrasecca a Carsoli

 

L’augurio per un pronto sviluppo turistico fu fatto alle grotte di Pietrasecca già molto tempo fa come ci dice questo articolo (Un Abruzzo alla Giulio Verne, ed è tratto da Vita Nuova, VI (1930), fasc. 2, pp. 101-103)

La musa d’Abruzzo ha cantato l’inno dell’Appennino e richiamato verso la terra promessa della natura architettonica e del folklore paesano di ogni dove, gli entusiasti del bello. S’è assodato, così, che esiste, circa il baricentro di Italia, una regione vastissima, dalle linee così ardite da sembrare immaginarie, dalle acque così chiare come se fossero filtrate, dai boschi tanto fitti da non distinguervi l’ora del giorno. A questa armonia di natura e gente, di fiumi e valli e vette, ecco una nota nuova, o quasi, che va ad aggiungersi: l’Abruzzo sotterraneo. Conoscevamo, per fama e sentito dire, la grotta del Cavallone, a mezza costa della Maiella, che si affonda come una mano gigantesca nelle viscere del gigante di pietra: in essa speleologhi e paleologhi si sono alternati ai turisti per inseguire nei suoi rifugi il mondo da cui ci separano i millenni, agguantarlo a viva forza e trarlo, suo malgrado, alla luce del sole e sotto il microscopio dei fisiochimici. Ma ecco che, alle porte quasi di Roma, torce fumose splendono in antri ignorati, nei quali per la prima volta si posa l’orma della moderna civiltà.

 

 

Sotto Leofreni
La zona oggetto delle nuove esplorazioni, compiute da soci dello «Speleologico» romano, è compresa tra Carsoli a sud e Leofreni al nord. Sotto quest’ultimo paese è il grottone di Val di Varri. A mezzo di scale si discese in un primo abisso, donde si giunse poi ad un laghetto. Il periodo di relativa siccità precedente permise di guadarlo, che le acque erano contenute entro le rive e di volume minimo. Al di là del laghetto si trovò un lungo corridoio che permise un inoltro assai pronunciato: quindi, piegando a destra, si ritornò nella direzione precedente. Una successione di sale, una fuga di corridoi, un incrocio di camminamenti rendevano pericoloso 1’avanzarsi e difficile il retrocedere. In una delle sale poste alla periferia del laghetto si scorse un rozzo idolo di pietra, scolpito in rilievo sulle pareti. Esso fa parte, evidentemente, delle deità adorate dai primitivi abitanti del luogo, come confermano le successive scoperte eneolitiche.

L’ età del bronzo
La difficoltà maggiore consisteva, allora, nello ascendere lungo le pareti rocciose e penetrare nel salone soprastante. L’esame accurato dei dintorni permise di trovare un punto di facile accesso, per la presenza di numerosi massi formanti come una scalea naturale, imponente e solida, se non architettonicamente perfetta. Una serie di scoverte attendeva gli audaci del sottosuolo. Erano sparsi in terra numerosi fittili ed evidenti le tracce di parecchi focolari eneolitici. Talune delle terrecotte erano ornate da preziosi disegni in parte precorrenti al tipo dell’ornamento a greca. Un ago di bronzo permise di riferire parte degli oggetti all’età del bronzo, mentre taluni altri rimontano ad età indubbiamente precedente. Un accurato esame sopraluogo con specializzati di paletnologia permetterà di dare una più precisa classificazione alle scoperte. Le numerose vestigia di precedente abitazione fecero riflettere all’ometto in parete, e venne confermata l’opinione già espressa che trattavasi d’un idolo. Ulteriori studi permetteranno di vedere se sulle pareti possono trovarsi altri segni artistici di preistoria umana.

 

 

L’ inghiottitoio di Val di Luppa
L’imbocco dell’Inghiottitoio si presenta con un magnifico androne. La spedizione giungeva al momento culminante: penetrò in un’ampia voragine che sembrava senza fondo né pareti. Tuttavia il gruppo d’arditi, superate le difficoltà del terreno, affrontò decisamente la discesa ripida. Le cose sarebbero procedute, forse, senza alcun incidente se una pioggerella fitta fitta non avesse imbevuto la conca chiusa di Luppa: si riversò così in torrente nell’abisso mentre gli esploratori lottavano con difficoltà per sorpassare un ostacolo situato una trentina di metri sotto il primo salto, ostacolo che si presentava assolutamente fermo ed assoluto. La presenza dell’acqua, costituendo un pericolo che andava sempre più aggravandosi, non ignoto agli esploratori delle miniere, costrinse a ritornare indietro ad attendere che il tempo si fosse rimesso. Si dovette, perciò, abbandonare al suo destino un sacco alpino contenente preziose vettovaglie, sacco che le acque rispettarono per la sua posizione eminente e che venne ritrovato nella successiva discesa. Il giorno dopo, giorno per modo di dire in quei tenebrosi abissi, si penetrò in un magnifico salone adorno di formazioni stalagmitiche di incomparabile bellezza.

Il passaggio del lago
Un salto di qualche decina di metri portò sulla riva di un lago. Una delle pareti era adorna d’una frangia di gran bellezza, degna delle grotte di Postumia. Traversare la superficie liquida non era cosa agevole: a Pietrasecca venne perciò costruita e inviata sul posto una zattera composta di bidoni di benzina che galleggiavano benissimo. Al di là del lago si scoperse un’altra magnifica galleria con altissima colata e diverse diramazioni. La grotta si prolungava a sinistra con una lunga serie di magnifiche gallerie adorne di splendide formazioni. Con questa finale scoperta si chiuse la difficile esplorazione.

Possibilità turistiche
Tali meraviglie della natura che ricordano le più audaci fantasie di Giulio Verne possono e debbono ben trovare la possibilità di una presentazione al gran pubblico dei turisti, allineando altri tesori sul campo già vastissimo degli scenari d’Italia. Occorrerebbe forse la costruzione di una strada che collegasse la provinciale Tagliacozzo-S. Maria alla Carsoli Aquila. Nel cuore d’Italia l’Abruzzo dispiega numerosi tesori: ai monti ed alle marine va ad aggiungersi il sottosuolo che non ha voluto esser da meno nella gara di bellezza tra gli elementi naturali di questa stupenda Regione nostra, oggi in meravigliosa fioritura d’opere e di iniziative.

 

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Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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