46 letture     Tempo lettura: 2 Minuti

Hotel Rigopiano, gli insulti al giudice dopo la sentenza: in aula intervengono le forze dell’ordine

 

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il Corriere della Sera

La mattina di quel disgraziato 18 gennaio le scosse di terremoto avevano aggiunto paura alla paura, dopo i mesi di scosse e devastazione di Amatrice, Visso, Accumuli, Norcia… Era tutto spaventoso.

Per questo la gente bloccata nell’hotel Rigopiano voleva tornare giù, a valle. Per questo alcuni provarono ad andarsene, senza però riuscire ad avanzare di un metro. Serviva una turbina, porca miseria! Che qualcuno chieda una turbina alla provincia, fu la preghiera di tutti. E allora ci pensò il direttore dell’hotel. Ecco. Se dovessimo percorrere la «via» del caso Rigopiano dovremmo cominciare proprio da lì: dalle telefonate per chiedere quella benedetta turbina, mai arrivata.

Alle 9.30 del mattino il funzionario della Provincia Mauro Di Blasio parla con il suo capo del servizio viabilità, Paolo D’Incecco. «Il direttore del Rigopiano vuole una turbina per far ripartire gli ospiti bloccati», dice Di Blasio. Risposta: «Quello dell’albergo non deve rompere i c…, digli che deve stare calmo».

 

 

«Ne parliamo domani» Erano talmente tante le richieste di aiuto — alcune di tipo medico urgente — ed erano talmente scarse le forze in campo per far fronte a tutto, che Rigopiano sembrò una specie di capriccio. La turbina per andare a recuperare gente al calduccio in un hotel poteva anche aspettare, si pensò.

Nel pomeriggio un dipendente dell’Anas al telefono con la Provincia dice che «arrivare fin lì è una bella tirata..» «Ne parliamo domattina?», chiede il suo interlocutore. «Sì, almeno domattina. Perché quello con la turbina fino a mo’ ha faticato». Sono le 15.35. Manca poco più di un’ora al momento in cui un cumulo mostruoso di neve, ghiaccio, alberi e macerie si abbatte sull’hotel radendolo al suolo e spostandolo di diversi metri dal punto in cui sorgeva.

 

 

Finiti gli scavi, le ricerche, i sequestri, il recupero di piccole cose appartenute a chi non c’era più, è decollata l’inchiesta. La Procura ha lavorato sull’ipotesi della valanga prevedibile, degli amministratori che — «agenti modello» — dovevano per forza farsi carico del rischio che venisse giù tutto.

 

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il Corriere della Sera

 

HASTAG #abruzzovivo #abruzzovivoborghi #abruzzovivonelmondo #abruzzovivoarcheologia #abruzzovivoarteecultura #abruzzovivoborghi #abruzzovivocronaca #abruzzovivoenogastronomia #abruzzovivoeventi #abruzzovivoluoghiabbandonati #tabruzzovivomistero #abruzzovivonatura #Civitelladeltronto #abruzzovivopersonaggi #abruzzovivophotogallery #abruzzovivoscienza #abruzzovivoscrivevano #abruzzovivostoria #abruzzovivoterremoto #abruzzovivotradizioni #abruzzovivoviaggieturismo #abruzzovivovideo #abruzzovivomarcomaccaroni






Potrebbe interessarti
La Pasqua in Abruzzo
A Montorio vincono i SI per ...
“C’è puzza di g...
11 aprile: La Dir. Marittima...
Valanga sul Corno Piccolo, d...
D’Eramo porta Scanno a...
Residence Orso Bianco

Autore
Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

Lascia il primo commento

Lascia un commento