La fama principale di Pansa è dovuta alla pubblicazione in due volumi dei Miti, leggende e superstizioni d’Abruzzo (Sulmona, Caroselli editore, 1924-1927), uno studio molto dettagliato delle ricerche dello storico, che in gran parte rielabora e raccoglie ricerche pubblicate dal demologo in altre riviste alla fine dell’Ottocento. Le ricerche sono corredate da un adeguato apparato bibliografico e di note; Pansa nella ricerca si avvicinò di più al metodo scientifico di Giuseppe Pitrè e Gennaro Finamore, distanziandosi dalle ricerche “letterarie” di De Nino sulle usanze abruzzesi, riguardo alle leggende popolari abruzzesi tramandate dagli abitanti (prese dunque dalla voce di popolo). A differenza di Finamore e De Nino, Pansa non realizzò dei manuali in cui raccolse tutte le leggende, ma si concentrò sullo studio di alcune specifiche. Nella stesura dell’opera, inizialmente prevista in tre volumi (l’ultimo pubblicato postumo a cura di Franco Cercone nel 1979[10]), ma interrotta dalla morte del Pansa nel 1929, lo studioso considerò il folklore e il naturale approdo di un percorso scientifico, che aveva visto come passaggi obbligati non solo la storia e l’archeologia, ma anche la numismatica, per i problemi che essa pone nell’interpretazione delle rappresentazioni simboliche scelte per trasmettere un messaggio all’immaginario collettivo.
Le leggende, i miti, le tradizioni, sono raggruppate per sezioni e tematiche: si procede con un tema specifico della tradizione popolare, descrivendo la macro-regione, al provincia, la contrada dove tale folklore si manifesta, si analizzano le probabili cause storiche che ne hanno influenzato la diffusione, e si fanno comparazioni storiche con le principali vicende storiche dell’Abruzzo, successivamente, dopo aver analizzato adeguatamente le fonti, il Pansa inizia la narrazione del mito o della tradizione folkloristica, descrivendone le minuzie e le differenti versioni paese per paese dove essa è praticata. Si ricordano le leggende del mare, della montagna, delle streghe, dei malocchi, dei mostri della montagna, ma anche aneddoti sui santi, come San Leucio di Atessa, Celestino V dell’Aquila, o San Tommaso di Ortona. Insieme alle ricerche di De Nino, il volume servì a molti scrittori abruzzesi, D’Annunzio compreso, per la narrazione di alcune tradizioni popolari dell’ambiente scelto per le storie dei loro romanzi, come le streghe di Guardiagrele per Il trionfo della morte di D’Annunzio (1894), o sempre per lo stesso romanzo il rito di esorcismo in una casa, oppure la processione della Madonna dei Miracoli a Casalbordino.
Autore Abruzzo Forte e Gentile 95
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.