Santuario della Madonna d’Appari (Chiesa – XV secolo a Paganica (AQ)
Cenni storici
Si trova lungo la strada che da L’Aquila sale verso il Gran Sasso, tra le due frazioni aquilane di Paganica e Camarda, in una posizione suggestiva all’interno di una gola.
L’area è caratterizzata da formazioni rocciose calcaree solcate dal torrente Raiale che formano le omonime gole.
Nei dintorni è presente un piccolo sentiero naturalistico che, partendo dal santuario, ad un’altitudine di 670 metri sul livello del mare, sale sull’altopiano di Paganica sino alla quota di 900 metri, attraversando una foresta di pino nero. La zona è molto apprezzata dagli appassionati di free climbing. Un percorso ciclopedonale, adiacente il corso del fiume, lo collega all’abitato di Paganica da cui è raggiungibile in circa un chilometro.
La sua costruzione risale al XIII secolo a seguito della presunta visione della Madonna Addolorata con in grembo il Cristo morto da parte della pastorella Maddalena Chiaravalle.
La popolazione del borgo costruì dapprima un’edicola votiva dedicata alla Madonna, quindi un tempietto ricavato addossato al massiccio roccioso. Tra il XIV e il XV secolo si edificò la facciata e, successivamente, la struttura fu ampliata con la realizzazione delle aperture verso il torrente Raiale (1519) e l’ingrandimento del corpo centrale (1559). Nel 1944 la chiesa è stata risparmiata da due bombe inesplose durante un attacco dell’aviazione alleata. Nel 1999 è stata sottoposta ad un restauro ad opera della soprintendenza che ha interessato soprattutto gli affreschi dell’interno.
Successivamente, anche grazie al lavoro di volontari ed appassionati, è stata recuperata l’area antistante con la creazione di un percorso naturalistico adiacente all’edificio. Danneggiata dal terremoto dell’Aquila del 2009, è stata nuovamente sottoposta a interventi restaurativi che hanno riguardato sia la parte strutturale che gli affreschi ed è stata riaperta al pubblico nell’ottobre del 2011.
Aspetto esterno
Il santuario è stretto tra una parete rocciosa e il corso del torrente Raiale, affluente dell’Aterno.
La roccia è attraversata da una galleria in corrispondenza del passaggio della S.S.17 del Gran Sasso che si trova sopraelevata rispetto alla chiesa.
La facciata, rettangolare e di notevoli dimensioni in altezza, è realizzata in pietra da taglio squadrata e si appoggia nello sperone della viva roccia sul lato sinistro.
Il portale di ingresso è realizzato in pietra bianca con lunetta semicircolare contenente un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, opera di Pierfrancesco da Montereale, nella sottostante trabeazione è inserito il monogramma bernardiniano (IHS).
Sopra la lunetta si nota la richiusura del rosone che fu traslato superiormente nel 1879.
La parte superiore frutto dell’innalzamento della facciata è intonacata ed ospita oltre all’apertura del rosone due oculi di piccolissima dimensione, disposti lateralmente.
A conclusione della facciata una doppia modanatura delimita la vela campanaria a tre fornici; due grandi laterali e quello centrale più piccolo posto più alto, all’incrocio degli spioventi in pietra.
Un altro ingresso è presente lungo la parete meridionale, anch’esso con lunetta semicircolare contenente un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e il monogramma di San Bernardino (IHS). Sulla stessa parete è murata una formella con la raffigurazione di una mano e di una pantera. La struttura muraria presenta contrafforti a sostegno della volta.
Interno
L’interno, a navata unica con volta a botte lunettata, è tagliato trasversalmente da due archi strutturali poggianti su semipilastri ed è in larga parte affrescato.
La zona presbiteriale è rialzata di un gradino con balaustre in pietra bianca; la pavimentazione è in lastre di pietra sbozzate.
Sulla parete di sinistra è appesa una tela, opera di Pompeo Mausonio firmata e datata 1596, raffigurante la Madonna del Santissimo Rosario con i quindici misteri.
Nel primo sottarco sono effigiati profeti e sibille.
La volta è affrescata anch’essa dalla stessa mano con scene e personaggi del vecchio e nuovo Testamento corredate da didascalie a guisa di una rappresentazione a fumetti, probabilmente opera di un artista locale non molto dotato, forse tal Sebastiano Sfavro.
Anche se la qualità degli affreschi è mediocre l’effetto scenografico è notevole e la rappresentazione iconografica interessante.
A seguire, sulla parete di sinistra, Madonna col Bambino tra Santi, affresco tardo cinquecentesco.
Sul pilastro San Rocco e San Sebastiano, al di sopra Ecce Homo.
Il presbiterio, probabilmente l’area più antica dell’edificio, si presenta ruotato rispetto all’asse della chiesa e di forma irregolare dovuta all’adiacenza con la parete rocciosa.
Sull’arco trionfale sono raffigurati gli evangelisti. Sulla parete di sinistra si trova la Pietà raffigurata nell’edicola originale, sopra cui è cresciuta la chiesa. Intorno Storie mariane, affreschi del 1540-1550 ca. opera di Pierfrancesco da Montereale, forse con la collaborazione del padre Francesco, richiamano l’opera di Cola dell’Amatrice.
Al di sopra della nicchia affreschi votivi tra cui Madonna col Bambino e San Sebastiano. Sulla parete di fondo Salita al Calvario.
In alto, sulla volta, Dio Padre Benedicente, circondato da angeli musicanti e cherubini.
Sulla parete di destra del presbiterio Crocifissione e Deposizione. Sulla parete di fondo Madonna col Bambino e Preghiera nell’orto, di scuola del Cesura. Sulla lunetta un affresco, datato 8 ottobre 1504, è in parte perso per l’apertura di una finestra. A seguire l’altare di Sant’Antonio da Padova, con due raffigurazioni del Santo e San Bernardino da Siena a destra, vi si legge la data 1631.
Sull’altare successivo un affresco, ancora di Pierfrancesco da Montereale, raffigura La Comunione degli Apostoli. Sulla lunetta è affrescata la Preghiera nell’orto. Chiudono la parete di destra una serie i affreschi votivi, disposti su due registri, in alto una figura orante inginocchiata, a fianco San Michele Arcangelo, in alto le Pie Donne al Sepolcro. Al registro inferiore Madonna col Bambino, San Leonardo, privo di testa, con alla sua sinistra il piccolo committente inginocchiato, vi si legge la data 1541, poi San Martino a cavallo che dona il mantello al povero, cui sono state aggiunte, inopinatamente, un paio di corna. Da segnalare anche una singolare acquasantiera sorretta da una mano. All’interno del Santuario è custodito anche un prezioso organo con 400 canne e realizzato dall’artista romano Tommaso Vayola nel 1857 e nel periodo estivo si tengono concerti d’organo. All’interno del santuario era conservata una tempera su tavola raffigurante la Madonna in trono, opera di Andrea Delitio risalente alla seconda metà del secolo XV, ora è al Museo Nazionale d’Abruzzo.
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=26509&Chiesa_della_Madonna_di_Appari__Paganica,_L%27Aquila
https://www.abruzzocamping.it/it/cultura/7/gioiello-rocce
https://rivistalagazzettaonline.info/articolo/1326/paganica-madonna-dappari
http://bennyland.altervista.org/madonna-dappari/
http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-di-paolo-da-montereale_%28Dizionario-Biografico%29/
Arianna Petraccia – La pittura a L’Aquila 1560-1630 – Tesi di dottorato Roma Tre, Coordinatore Scuola Dottorale Prof.sa B. Cinelli Tutor Prof.sa G. Sapori
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