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Abruzzo, il minuscolo cece di Navelli

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logo_borghiNavelli è un piccolo borgo medioevale che domina l’omonima piana, ai piedi del Gran Sasso. Le sue campagne sono famose per la coltivazione dello zafferano dop e per l’inconfondibile colore viola che a ottobre assumono grazie alla fioritura della preziosa spezia. Ma in questa conca naturale, un’altra coltivazione è profondamente radicata nella storia e nella tradizione di Navelli: quella del cece.

IL TERRITORIO

Navelli sorge a un’altitudine di 760 m. slm. sul vasto altopiano chiamato “Piana di Navelli” e situato tra la conca dell’Aquila e quella di Sulmona. Il paese, recentemente inserito tra “I Borghi più belli d’Italia”, mostra una struttura compatta, con le case arroccate su uno sperone roccioso e sovrastate dal cinquecentesco Palazzo Baronale Santucci, edificato sulle rovine di un più antico castello medievale. La parte più antica del paese è caratterizzata da una ripida e scenografica scalinata sulla quale confluisce una fitta rete di vicoli arricchiti da palazzi, loggiati rinascimentali e residue porte di accesso al borgo. Sulla sommità di Navelli si trova la chiesa di S. Sebastiano, adiacente al Palazzo Santucci. La Piana di Navelli è celebre in tutto il mondo per la produzione di una eccelsa qualità di zafferano che da secoli, nei mesi di ottobre e novembre, riveste l’esteso altopiano di un fantastico e profumato tappeto viola.

LA TRADIZIONE

La coltivazione dei ceci, insieme a quella delle cicerchie e delle lenticchie, è presente in Abruzzo dal Medioevo. Documenti storici, accertano la produzione di tale tipologia di legume, nella zona di Navelli, fin dal 1800. Nel 1801 erano in uso tre varietà di ceci: bianchi, rossi e negri; intorno alla metà del 1700, i monaci del convento di San Domenico a Chieti acquistavano sia ceci rossi che bianchi, e nel 1836, Mozzetti, annotava che Navelli era ancora interessata dalla coltivazione del legume introdotto dalla Spagna dove era in uso una varietà che si distingueva per le dimensioni dei semi. Il Trigramma presente a L’Aquila all’interno della Basilica di San Bernardino, ha un legame con il cece di Navelli; in base agli studi condotti, sembra che i ceci siano stati incollati al tavolato ligneo che sorregge l’opera per rendere la superficie irregolare. Dorati e stuccati i ceci sono stati utilizzati per creare un definito effetto chiaroscurale al prezioso dettaglio voluto e disegnato dallo stesso Bernardino. Chiusa dopo il sisma del 2009, la Basilica di San Bernardino è stata riaperta al pubblico dopo i lavori di restauro durati cinque anni.

LA DENOMINAZIONE

Presidio Slow Food sostenuto da Gal Gran Sasso Velino. Il Presidio nasce per tutelare questa tradizione contadina e coinvolge i pochi produttori rimasti a Navelli e nei paesi limitrofi. Quest’area si sta spopolando già da decenni e il fenomeno si è aggravato ancora di più dopo il terremoto del 2009. La produzione è di circa 10-15 quintali a ettaro e arriva solo dagli appezzamenti vocati per questa coltivazione, ben drenati ed esposti al sole. I produttori hanno creato una associazione e si sono dati un disciplinare di produzione che garantisce la sostenibilità naturale di questa coltivazione.

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LE CARATTERISTICHE

I ceci di Navelli si caratterizzano per le piccole dimensioni, il colore crema e la superficie liscia, ma alcuni produttori conservano anche una seconda tipologia, ancora più piccola e di colore rosso ruggine, con superficie grinzosa. Storicamente, il bianco era destinato alla vendita e il rosso al consumo familiare. I ceci rossi hanno una buccia più dura di quelli bianchi, sono più farinosi, hanno un sapore più intenso e necessitano di una cottura più lunga, per questo sono perfetti per la preparazione delle zuppe. Rispetto ai ceci comuni, il cece di Navelli ha un alto tenore proteico a scapito del contenuto di carboidrati e lipidi.

LA PRODUZIONE

Le coltivazioni si trovano tra i 700 e 800 metri s.l.m, su terreni aridi, leggeri, senza ristagno di acqua. La semina si svolge in primavera, tra marzo e aprile, ma può essere ritardata a seconda dell’andamento climatico stagionale. Ogni 3 o 6 anni si fa ruotare il cece con grano, orzo, farro e piante da foraggio come l’erba medica o la lupinella. La raccolta avviene tra la fine di luglio e la fine di agosto. Nei piccoli appezzamenti le piante ormai quasi secche sono divelte e raccolte in “mannelli” posti ad essiccare in campo. La sgranatura è eseguita a mano e nei terreni più estesi si ricorre alla trebbiatura meccanica.

LA CULTURA

Da secoli, ogni fine agosto, Navelli dedica una festa ai suoi ceci. I pochi abitanti e coltivatori della zona si sfidano nella cottura e preparazione di ricette locali, come i ceci in umido o i ceci con lo zafferano.

IN CUCINA

Uno dei piatti più sostanziosi della tradizione abruzzese è la minestra di ceci e castagne, cibo rituale che apriva il cenone della vigilia di Natale. Di solito i ceci venivano consumati in minestra, cotti con la pasta o ridotti in farina per farne la fracchiata, una polenta di farine di altre legumi e cereali. I ceci arrostiti in una pentola con vino erano un cibo preparato durante i momenti conviviali, in cantine, tra amici, presenti anche sulle bancarelle delle festività religiose. I ceci bolliti, schiacciati e mescolati con il miele sono la farcia di squisiti dolcetti natalizi chiamati calcionetti.

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Autore
Informazioni su Marco Maccaroni 993 articoli
Classe 1956, innamorato di questa terra dura ma leale delle sue innevate montagne del suo verde mare sabbioso dei suoi sapori forti ma autentici, autore, nel 2014, del sito web Abruzzo Vivo

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