Ormai quasi abbandonato, fa capolino sul limitare di un crinale che fronteggia il capoluogo comunale. Serra Stefanesca, come veniva chiamato nel medioevo, era uno dei territori della diocesi di Teramo che nel 1124 erano stati concessi alla famiglia dei Totoneschi o Teutoneschi; la situazione delle concessioni vescovili continuerà ad essere annotata nei registri della diocesi aprutina. Nel 1270 viene anche ricordata per il sequestro dei beni avvenuto a due cittadini di Serra, colpevoli di essere stati fiancheggiatori del decaduto partito ghibellino che appoggiava gli imperatori svevi.
Agli Angioini seguiranno gli Aragonesi, mentre a Serra continueranno a essere nominati dal vescovo di Teramo i possessori dei diritti sul borgo; il XV secolo è importante da ricordare in quanto tra queste valli inizia a fiorire il brigantaggio, al seguito di guerre e carestie, fenomeno che esploderà nel secolo successivo. Sempre nel XV secolo, Serra viene anche registrata tra i vari possessi del convento di San Giovanni Scorzone, dipendente da Montecassino, dove vivevano le potenti monache benedettine, signore di diversi territori che arrivarono a oscurare il potere vescovile, il quale presto decise di sopprimere il convento. Intanto nel XVII secolo i possessi del vescovo si erano condensati nella contea dello stato di Bisegno, castello oggi scomparso. Con l’arrivo dei francesi di Napoleone al regno di Napoli e delle idee rivoluzionarie, nel 1806 viene abolita la feudalità e quindi il vescovo di Fermo perde il titolo di barone dello stato della Rocca di Bisegno; nella successiva riorganizzazione territoriale nel 1811 lo stato viene soppresso e gli antichi territori feudali furono accorpati al comune di Rocca Santa Maria.
Si arriva al paese percorrendo la scenografica strada che parte dal capoluogo, percorrendo tutto il crinale fino a Serra; qui si è accolti dalla chiesa del Santissimo Salvatore che svetta solitaria poco fuori l’incasato. L’ampio spiazzo antistante l’edificio sacro si va a restringere fino ad addentrarsi fra i resti del borgo, che ormai quasi disabitato conserva diversi edifici ridotti a rudere, mentre altri giacciono in pessime condizioni, pochi quelli restaurati da gli ultimi frequentatori del borgo. Interessanti sono alcuni caseggiati all’ingresso del paese risalenti all’800 con architravi scolpite come da tradizione medievale; percorrendo ancora la strada, si arriva alla piccola piazzetta dove su una casa appare una targa che ricorda Dario di Paolo, probabilmente originario di Serra.
Gli ultimi ruderi all’uscita del paese lasciano posto a un prato, sito proprio sulla punta del crinale, che permette di godere del vasto panorama che spazia su quasi tutto il territorio comunale ed oltre, consigliato sia agli appassionati di borghi abbandonati che a tutti quelli che vogliono visitare posti incantevoli.
Intervista al Sindaco Lino Di Giuseppe di Rocca Santa Maria, un comune che racchiude una ventina di frazioni, tra cui il borgo SERRA. Un borgo semiabbandonato che custodisce memoprie di un tempo che qui sembra essersi fermato. Soltanto Vincenzo resiste ancora alle difficoltà di una natura bella e terribile
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